Fino al 22 novembre la mostra “Leonardo d’Amico, The Unknown Limit”
Sta ottenendo un buon successo di pubblico la Mostra “Leonardo d’Amico – The Unknown Limit”organizzata dal Centro per l’Arte e la Cultura “Achille Capizzano” di Rende, a cura di Tonino Sicoli e Rosanna Rago in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Crotone e con la Fondazione Odyssea, ospitata in questi giorni al Castello Carlo V ed al Mack (Museo d’Arte Contemporanea)
La mostra, inaugurata lo scorso 7 novembre resterà aperta al pubblico fino al 22 novembre. L'evento rientra nel Progetto: “ARTerritorio/Luoghi Storici e Linguaggi Sperimentali nell’Arte Contemporanea - 2015”.
Il Progetto promosso dalla Provincia di Cosenza, si presenta come la dimostrazione di un’ipotesi culturale, che si propone di valorizzare e promuovere luoghi di eccellenza del patrimonio storico artistico delle Provincie di Calabria e nel contempo mira ad evidenziare artisti che si distinguono per l’originale ricerca speculativa.
La mostra già ospitata nelle sale del Castello Ducale di Corigliano Calabro (CS), troverà nuova collocazione nella suggestiva sede del Castello di Carlo V e al Mack/Museo Arte Contemporanea di Crotone, l’inaugurazione si terrà sabato 7 novembre alle ore 18:00.
La mostra presenterà al pubblico lavori dell’artista Leonardo D’Amico (nato a Cosenza nel 1967), appartenenti al periodo 2010/2015.
Primaria nell’artista è l’intenzione di esplicare attraverso le sue opere, l’intricato sistema emozionale che nutre gli individui, rievocando con la pittura inconsce realtà frammentate per mezzo di segni archetipi. Il fine è la ricerca di un linguaggio che renda plausibile il compito stesso della pittura nel discernimento del reale.
Nelle opere che andremo a scoprire, lo spazio pittorico è determinato da pochi elementi che delineano un progetto ideativo volto al raggiungimento della simbiosi tra equilibrio estetico, valore plastico e struttura concettuale dell’opera.
I dipinti presenti in mostra testimoniano, il lavoro di sovrapposizione di una gestualità astratta sopra un motivo originario, dissimulato ma ancora in parte visibile. Infatti l’autore ci fa intuire il primo momento dell’atto creativo, dove si ha di fatto la sensazione di una visione occasionale, non concreta , non stabilita, di carattere momentaneo.
La lettura semantica è ambigua: elementi nati e cancellati o rappresentazioni illusorie che si avviano ad una definizione…? Lo “sviluppo astraente” che cerca, apparentemente, la negazione della forma ci confonde, ancor di più ci disorienta la sintesi tra sfondo ed elementi compositivi in diatriba aperta di gestaltica natura. Nonostante ciò la percezione dell’opera è immediata, la rappresentazione non è unidimensionale, gli elementi compositivi e lo sfondo si alternano in un definito rapporto di tipo circolare che induce alla riflessione.
L’opera è il contesto che permette al fruitore di assimilare in maniera univoca i diversi rimandi concettuali e visivi in essa contenuti. La sua funzione è di generare il pensiero, far emergere bisogni atavici inespressi che la società contemporanea tende a sopprimere. Ricondurre l’individuo alla natura, verso il limite non conosciuto che ci permette di avvicinarci alla dimensione dell’arte.
Essenziale è la funzione delle sedi ospitanti la Mostra, già punti d’incontro culturale, che diventeranno il luogo fisico dell’iniziativa e concorreranno ad attivare ulteriormente le dinamiche socio-culturali e ad accrescere le potenzialità dei luoghi stessi, amplificandone la conoscenza del patrimonio esistente. L’organicità progettuale in rapporto diretto col territorio, la continuità ed il respiro dell’iniziativa appaiono condizioni indispensabili per riavviare un circuito di dialogo tra l’arte e il territorio.