Reggio Calabria; Unitalsi: coppia disabili gravi scrive, “aiutateci a non morire di ingiustizia”
"Il 5 Ottobre 2015 è ricorso il nostro 30° anniversario di matrimonio e non abbiamo potuto festeggiare insieme questa tappa importante della nostra vita. Infatti, lo scorso 11 Agosto a mio marito Filippo è stato diagnosticato un carcinoma all'esofago. E' stato come un pugno in pieno viso. L'idea di trascorrere serenamente la "vecchiaia" insieme frantumata e svanita improvvisamente. Abbiamo dovuto spostare la nostra vita a Milano per potere curare mio marito". E' quanto scrive in una lettera aperta alle istituzioni locali e nazionali Gisella Raso da Catona (RC) che con il marito, Filippo Nucera convive sin dall'infanzia con una grave disabilità (entrambi colpiti da poliomielite). Oltre alla disabilità i due coniugi devono fare i conti con una malattia grave che ha colpito Filippo e che li ha costretti a cercare a Milano un'accoglienza per fare le visite e le terapie negli ospedali milanesi specializzati. Questo appello arriva dopo quello di Marietta di Sario, una disabile di Carpi che aveva denunciando l'indifferenza delle istituzioni nei suoi confronti e di tutti coloro che vivono la malattia.
"Il 24 di Ottobre – aggiunge la Raso - grazie al Treno Bianco dell'Unitalsi, che in questi anni ci ha supportato in queste nostre mille difficoltà, siamo riusciti, dopo oltre un mese e mezzo, a rivederci. Durante il viaggio in treno i volontari dell'Unitalsi mi hanno assistita nello svolgere la terapia di ventilazione, perché da due anni ho anche questa difficoltà. Arrivata a Milano, ci siamo subito attivati per cercare una sistemazione per rimanere insieme senza essere così di peso ai nostri parenti. Un vero girotondo dantesco folle: oltre ad avere il dolore nel cuore si aggiunge l'umiliazione delle beffe ad oltranza. Esiste una speculazione sul dolore allucinante. Gli affitti di appartamenti nei pressi delle grandi strutture ospedaliere: strozzinaggio alla stato puro! E poi rincorrere numeri di telefono che ti portano allo stato di partenza tra associazioni settoriali, dove la tua urgenza e prostrazione è zero! In tutto questo dove sei Stato Italiano? Abbiamo cercato anche una soluzione di ricovero per entrambi pur di rimanere insieme: la burocrazia e i cavilli insormontabili".
"Reputo ingiusto – prosegue la Raso - che il mio handicap mi condanni a non trascorrere questo tempo prezioso insieme a mio marito! Mi rivolgo e pongo alla moralità civile e sociale: continuare a vivere nell'indifferenza, sapendo che ogni giorno si consumano continue ingiustizie: è vivere? Il lavoro di tutti dovrebbe concorrere a evitare gli scempi e le tragedie umane. Disumano invece che le istituzioni siano solo lobby chiuse, dove esistono i privilegi solo per gli appartenenti. Chiedo a tutti di non farci subire questa ingiustizia".
"Nel 1980 – specifica la Raso - abbiamo fondato una Cooperativa Sociale denominata "Calabria7" con annessa comunità-alloggio a Catona (RC) per il superamento dell'handicap e con conseguente inserimento sociale delle persone disabili. La comunità-alloggio "Calabria7" ha accolto negli anni persone che poi hanno maturato la consapevolezza di sé e si sono inseriti nella società con ottimi risultati.
"Vi ho raccontato tutto ciò – conclude la Raso -, per mettervi al corrente che non siamo stati solo "parassiti" e "mantenuti" da questo Stato ma in qualche modo abbiamo messo a disposizione le nostre potenzialità a favore di persone in difficoltà come noi. Nel 1985 io e Filippo ci siamo sposati creando il nostro nucleo familiare. Abbiamo due figli che vivono la crisi di questo nostro Paese: la mancanza di lavoro e quindi di un riferimento economico stabile".