Domenica al Teatro Primo “Come se” di Turi e Yaya e Bonelli
Domenica 13 Dicembre, alle ore 19:00, andrà in scena al Teatro Primo di Villa San Giovanni lo spettacolo “Come se” Musica in Poesia. Progetto musicale di Turi e Yaya e l’accompagnamento del basso acustico di Giuseppe Bonelli in una condivisione di poesie italiane e dialettali calabresi, armonizzano le proprie parole e quelle di amici-poeti alla loro musica coinvolgente ed intima. A volte tra le note ti rapisce una nenia, altre volte i testi crudi, che riprendono temi sociali ti lacerano lasciandoti senza fiato. Le vibrazioni della loro musica entrano nell’anima poiché è ad essa che appartengono.
Le ricercatezze nei suoni della chitarra di Turi, le cadenze dialettali di Yaya e la sua voce fatata, riportano a scoprire l’essenza di se stessi in un’armonia globale, sembra che con le loro note ci si riaccordi alle frequenze armoniche naturali. Conobbi il tempo nell’anzianità del giorno. Lo conobbi in quello spettro d’esistenza che animava gli oggetti di un laconico Gogol, di un ansiolitico prospetto di vita. Ma le mani su di una chitarra, la voce calda di una donna sono in grado di premere le dita sulle meningi narcolettiche di vite d’avamposto, risvegliando l’istinto e la fierezza di un rapace che vive incastrato nella banalità di settimane enigmistiche. Che tu possa sentire il canto del ribelle echeggiare in una sala gremita di culi, prima che di orecchie non udenti o che la voce possa essere regalata in pasto al vento, alla coscienza impertinente la “Poesiaincanto” farà scoppiare i timpani con sobria violenza d’esistenza. Un binomio un poco insolito: Lui un menestrello impertinente, dallo sguardo divertito che taglia il mento ai dottorini clericali, che riesce a sintetizzare la dolcezza nella profondità del suo sorriso, sintetizzando il sacro con il profano solo con la semplicità di un’atavica fierezza. Lei una donna che si impone sulla scena del discorso solo con il carisma dei suoi occhi penetranti che ruota intorno alla tradizione della terra, sacra per Lei solo per il valore primordiale che neanche il ratto di Proserpina è riuscita a scalfire nell’alternarsi delle stagioni ormai passate, prerogativa questa ,che può appartenere solo a chi rispetta le sinuosità di Gea, Lui è Turi, Lei è Iaia ma per le mie orecchie sono “Tuia”. Perché non riesco a distinguere il graffio del suono della chitarra da quella melodica mistura di voci, da quella rabbia che mi fa stringere i pugni perché mi sento figlio arrabbiato non di questa né di quella ma Della Terra. Seduta su di una sedia le mura circondano solo il mio corpo, la musica regala leggerezza ai mattoni, al cemento, si librano nell’aria, mi rendono già libera. Intorno a me solo il vento, il suono di due voci apolidi potenti come la calma di un moderno Padre eterno, nella magia di un incontro che è destinato a fare più rumore quando intorno ci sarà il SILENZIO.