Sciopero territoriale comprensorio Pollino-Sibaritide: adesione Prc Cosenza

Cosenza Attualità

“La Federazione provinciale di Cosenza di Rifondazione comunista aderisce e partecipa allo sciopero generale territoriale, proclamato dalle organizzazioni sindacali del Pollino- Sibaritide, di lunedì 14 dicembre. – Lo comunica in una nota stampa Francesco Saccomanno, Segretario provinciale Prc Cosenza - Rifondazione si unisce alle preoccupazioni esposte nella lettera aperta inviata dai sindacati sulla drammatica crisi economica e sociale che ha colpito l’Italia e il mezzogiorno.

Si unisce, ancor di più, all’assillo per il lavoro che non c’è in Calabria ed all’allarme per una serie di politiche di dismissione e disimpegno che il Governo nazionale sta determinando - nell’immobilismo e/o con responsabilità della Regione Calabria, secondo noi - su settori strategici e vitali come le infrastrutture, l'assetto idrogeologico e forestale del territorio, il diritto alla mobilità e su interi settori dei servizi pubblici che riguardano gli enti locali ed i comparti come la giustizia, la scuola e la sanità. Su tutte valgano gli esempi dell’ospedale di Trebisacce e della Casa-Albergo di Oriolo.

Per di più, il Prc concorda in toto sulla necessità di un piano straordinario per il lavoro con politiche di inclusione ed investimenti pubblici e privati a sostegno delle aree svantaggiate e con una forte attenzione preventiva per il mantenimento di tutte le unità lavorative. A partire dal cementificio di Castrovillari, specie dopo l’accordo che ne ha sancito di fatto la declassificazione.

Ben si comprende il ricatto storico a cui i lavoratori e le lavoratrici calabresi sono stati e vengono ancora sottoposti, tuttavia non ci si può esimere dal constatare che la piattaforma di lancio dello sciopero presenti elementi forti di contraddizione con la tutela della salute dei cittadini e del rispetto dell’ambiente, essendo carente sul tema dell’opposizione alle trivellazioni del territorio ed agli impianti iper-inquinanti, a fronte del sostegno sindacale dato alla pericolose centrali a biomasse del Mercure ed a carbone di Rossano e al disinteresse sulle perforazioni petrolifere.

Ripetutamente ed in diverse sedi, Rifondazione ha espresso una visione di politica industriale che deve essere compatibile con il patrimonio paesaggistico e storico-culturale e, nel contempo, sostenibile rispetto all’agricoltura, al territorio e, soprattutto, alla salute dei cittadini e dei lavoratori. Avviare e sostenere buone pratiche e politiche innovative pulite, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, dovrebbe essere il filo conduttore delle azioni e degli atti dei governi nazionali e regionali, per far ripartire la speranza in questa area ed in tutta la regione.

Proprio per questo, è doveroso esprimere dei dubbi rispetto ad una visione sviluppista datata, che non ha portato in Calabria i tanti decantati vantaggi e che ha finito con alimentare clientele e prebende, favorendo mascalzoni politici e prenditori incalliti e spregiudicati ed andando a discapito della gran parte dei cittadini e dei lavoratori. Pratiche deleterie da cui non si è tenuto alla larga neanche chi (s)governa oggi la regione.

Così come è necessario ribadire il concetto che il territorio dell’area, al pari di tanti altri territori regionali, è ricco di risorse endogene, umane e culturali, paesaggistiche ed ambientali, agricole e turistiche, da valorizzare e mettere a sistema, per garantire lavoro sostenibile, duraturo e rispettoso del territorio, su cui le istituzioni, gli attori locali, la cittadinanza attiva e la politica tutta, anche attivando politiche di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali e di accoglienza dei nostri fratelli migranti, hanno il compito di impegnarsi con forza e determinazione.

Soprattutto, investendo tempo ed energie in un progetto politico che preveda un piano organico del lavoro e la crescita dell’occupazione, fermando il consumo di suolo ed investendo sul recupero del patrimonio urbanistico, al fine di contrastare, anche con immediati ed iniziali interventi diretti sul reddito di cittadinanza-dignità, la dilagante precarietà esistenziale e territoriale che nella nostra regione, provocando devastanti effetti sociali, abitativi e culturali, ha fatto rimettere in moto la triste piaga dell’emigrazione.”