Dipendenti Camera commercio in stato di agitazione
La Camera di Commercio di Crotone “non ci sta, non bastava l’accorpamento con Catanzaro e Vibo, che ci riporta indietro negli anni, al periodo in cui le imprese crotonesi subivano il disagio di una sede lontana, adesso a rincarare la dose, emergono anche le indiscrezioni sul contenuto del decreto attuativo della riforma della PubblicaAmministrazione. Quello delle Camere di Commercio è una lenta agonia iniziata con il Governo Renzi, che già all’indomani della sua nomina pensava a come disfarsi del sistema camerale e ciò non per una logica dettata dal risparmio della spesa pubblica ma solo ed esclusivamente per motivi squisitamente personali.
Il piano diabolico di soppressione delle Camere di commercio è iniziato con il DL 90/2014 convertito in L.114/2014, con il progressivo taglio del diritto annuale, principale fonte di finanziamento delle Camere di Commercio, ed è proseguito con la Legge delega 124/2015 che, oltre a confermare il taglio del diritto annuale, ha previsto in aggiunta, anche la riduzione delle CCIAA, che passano dalle attuali 105 a 60, la razionalizzazione delle loro funzioni e la semplificazione della governance, La legge 124/2015 stabilisce che i decreti delegati devono attuare una disciplina transitoria che garantisca la sostenibilità finanziaria dei nuovi enti, ma anche “il mantenimento dei livelli occupazionali” (let. h art. 10).
Contrariamente alla legge delega il decreto attuativo prevede, oltre alla razionalizzazione degli uffici che svolgono funzioni di supporto, anche la privazione per le CCIAA di tutte quelle funzioni di sostegno alle imprese (promozione, confidi, imprenditoria femminile, internazionalizzazione), che svolgono da decenni con competenza a favore dei territori, con gravi ripercussioni sui sistemi locali e sull’occupazione.
E’ difficile capire come mai il Governo ha deciso di colpire così duramente le Camere di Commercio che rappresentano da anni quella parte di pubblica amministrazione più innovativa ed efficiente, considerato inoltre che le Camere di Commercio non gravano sulla spesa pubblica nazionale e che al contrario versano nelle casse dello Stato i risparmi conseguiti con l’applicazione della spending review. Inoltre, è cosa ancora più grave, il Decreto di prossima emanazione prevede la rideterminazione delle dotazioni organiche del personale, con riduzioni del 15%, per arrivare sino a tagli del 25% per il personale delle CCIAA derivanti da processi di accorpamento.
Riteniamo assolutamente inaccettabile una riforma che vada a colpire così pesantemente i livelli occupazionali di questi enti che risultano tra i più efficienti e virtuosi nel panorama della pubblica amministrazione italiana. Non è accettabile una riforma a danno delle imprese e dei lavoratori del sistema camerale: le riforme si fanno per migliorare, non per fare cassa sulla pelle di imprese e lavoratori.
Altro che politica occupazionale, dopo le Province anche per le Camere si prospetta lo stesso destino. In questo caso la mobilità dovrà riguardare circa 1.600 dipendenti, lavoratori che all’intero della P.A. si sono sempre distinti per gli alti livelli di efficienza e di professionalità, facendo del sistema camerale una delle eccellenze della Pubblica Amministrazione Italiana. E’ incomprensibile questo abuso di delega, questo voler a tutti i costi tagliere tanta forza lavoro qualificata, quando invece la Legge prevedeva la salvaguardia occupazionale e questo immotivato accanimento contro il sistema camerale, volerlo privare delle sue funzioni essenziali, funzioni di sostegno alle imprese e ai territori, proprio in una fase economica di congiuntura sfavorevole”.