A Trebisacce “Aje Burrneshe! – Storie di Donne e Vergini Giurate”

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L’Associazione Culturale Rizoma, nell’ambito della propria mission, finalizzata a valorizzare una visione laterale di alcuni temi particolarmente incisivi nella concezione del sociale, al di là di ogni schema precostituito e assunto ad assioma, presenta: Aje Burrneshe! – Storie di Donne e Vergini Giurate di Paola Favoino, mostra fotografica e presentazione progetto documentario e momento di riflessione incentrato sulla figura delle Burrneshe. L’evento si terrà venerdì 29 gennaio alle 18.30, presso sede Associazione Rizoma, iEx-Pretura – Via Savoia,17 a Trebisacce.

“Biologicamente donna ma socialmente uomo: "Burrneshe" come la chiamano da queste parti. Vergine. Forte e rispettata.” Il Kanun è un codice di leggi consuetudinarie che per secoli ha regolato la vita privata e sociale del popolo albanese, radicandosi nel quotidiano e tramandandosi per centinaia di anni solo oralmente. Il nord dell’Albania, ostile ai cambiamenti sia per ragioni geografiche che culturali, ha mantenuto, nonostante tutto e più che in altri luoghi, il legame con tali antiche regole del Kanun. Le norme contenute nel Kanun, trascritto solo negli anni 30 da Padre Costantino Gjeckov, legiferano anche riguardo un tema cruciale per la società albanese, cioè quello della donna: “La donna: non ha secondo la legge personalità giuridica. Essa non è accettata: come giudice; come delatrice; come giurata; non ha voto, né posto nei convegni; non eredita né dai parenti, né dal marito; non è fatta segno della vendetta”.

In tale contesto, una famiglia senza maschi è come una casa senza tetto, indifesa e incapace di sopravvivere perché, come recita il Kanun, la donna non ha nessun diritto. Tuttavia, in assenza di un maschio in famiglia, il Kanun permette alle figlie femmine di compiere la decisione più dolorosa e definitiva: “Le vergini (donne nubili che vestono come uomini e portano anche le armi): non si distinguono dal resto delle donne ma hanno facoltà di prendere parte ai convegni però senza il diritto di voto”

Le vergini – chiamate “burrneshe” in albanese – sono donne che prendono il posto degli uomini rinunciando per sempre ad essere donne. Si vestono da uomo, si tagliano i capelli e soprattutto rimangono vergini rinunciando definitivamente ad essere madri e mogli. Anticamente questa trasformazione prevedeva un vero e proprio giuramento. Il rito veniva compiuto di fronte agli anziani della comunità che in questo modo accettavano e introducevano un “nuovo maschio” alla comunità tutta. Da quel momento la “burrneshe” acquisiva tutti i diritti riservati esclusivamente agli uomini: ereditare, comprare e vendere proprietà, prendere decisioni per la propria famiglia, bere in pubblico, viaggiare, decidere a chi dare in moglie le proprie sorelle e portarle all’altare, frequentare luoghi pubblici, indossare le armi. La famiglia ritrovava così il proprio patriarca.

Ma spesso diventare "burrneshe" era anche una scelta di libertà, perché era l’unico modo per evitare un matrimonio obbligato e non rassegnarsi ad una vita accanto a un uomo a cui ci si doveva sottomettere. Oggi la situazione della donna nel nord dell’Albania è cambiata, ma non c’è stata ancora una reale emancipazione, perché la società rimane profondamente patriarcale e maschilista. Il fenomeno delle "burrneshe" è ancora diffuso nel nord dell’Albania, molte di loro sono anziane, ma esistono ancora contesti in cui diventare "burrneshe" è l’unico modo per ribellarsi alla sottomissione o addirittura l’unica possibilità per vivere la propria omosessualità in silenzio, rimanendo caste a vita. Le leggi non scritte dell’antico Kanun sono ancora in vita.

Paola Favoino, nel corso di numerosi viaggi in Albania, ha incontrato diverse “burrneshe”. Alcune si sono fatte fotografare, altre no. Ma ognuna di esse ha la sua storia, e ogni singola foto, esposta in mostra, le racconta. Nel corso della sera di inaugurazione sarà presentato anche un trailer del documentario, attualmente in lavorazione, che indaga ulteriormente il tema della “burrneshe”.