Anche il Consiglio Comunale di Catanzaro dice “no” alla “Buona scuola di Renzi”
Il Consiglio Comunale di Catanzaro approva la mozione degli insegnanti calabresi- partigiani della scuola pubblica e del comitato “Per la scuola della Repubblica” – Catanzaro e Provincia contro la riforma Renzi-Giannini, presentata dai Consiglieri Antonio Giglio e Vincenzo Capellupo con il voto unanime di tutte le rappresentanze politiche. Dopo due rinvii, quello del 26 novembre e del 22 gennaio, anche il Consiglio Comunale di Catanzaro si pronuncia negativamente sulla “Buona Scuola” di Renzi, dopo Lamezia Terme, Cinquefrondi (RC), Gimigliano (CZ), Saracena (CS), Cellara (CS).
Che sia proprio il Comune capoluogo di Regione a pronunciarsi contro la cosiddetta “buona scuola” è senza dubbio un segnale forte e chiaro di come ormai molti dei nodi della legge 107 stiano inevitabilmente venendo al pettine, primo tra tutti la sua inconfutabile incostituzionalità. Dal momento che persino il premier ammette che “sulla scuola abbiamo fatto qualche pasticcio”, e promette di correre ai ripari con il coinvolgimento dei docenti, il risultato di oggi è una conferma del malessere che quei “pasticci” hanno generato in grandissima parte degli operatori e degli utenti della scuola pubblica. Risultato, quello di oggi che, tra l’altro, si oppone decisamente alla posizione assunta dalla Regione Calabria, nella persona del governatore Mario Oliverio, che, in data 31 agosto 2015, rigettava la discussione della mozione presentata dai Partigiani della scuola pubblica che avrebbe potuto modificare l’esito dell’iter legislativo della riforma attraverso il ricorso costituzionale da parte delle Regioni, come invece è avvenuto in Veneto e Puglia.
La mozione approvata oggi dal Consiglio comunale di Catanzaro all’unanimità evidenzia, punto per punto, l’inattuabilità sul territorio di una legge che, oltre a essere evidentemente sbilanciata a favore della scuola privata, autorizza e favorisce l’ingerenza di soggetti terzi nella gestione della scuola pubblica, con grave minaccia ai principi di imparzialità, democrazia e pari opportunità che stanno alla base della libertà di insegnamento e del diritto allo studio.