Povertà, la Calabria al secondo posto
Si è celebrata oggi la Giornata Mondiale della Povertà e l’Italia fa i conti con circa otto milioni di poveri che, secondo la Caritas, sono in forte aumento. Ad essere in difficoltà sono soprattutto separati, divorziati, occupati in una situazione di instabilità lavorativa, donne sole con figli, licenziati, cassintegrati, famiglie monoreddito. Esistono anche quella fasce cosiddette impoverite, la cui condizione di esclusione sociale ed indigenza deriva da cambiamenti dello stile di vita. In particolare la Calabria occupa, dopo la Sicilia, il secondo posto nella classifica delle regioni italiane con il 19% di famiglie che versano in condizioni di povertà, molte delle quali ma non tutte sono composte da immigrati. Secondo il Rapporto Annuale 2008 del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica sugli interventi nelle aree sottoutilizzate´. A questo si aggiungono altri indicatori critici: il 30,8% in Calabria ha subito disagi per l’erogazione dell’acqua anche se il triste record calabrese è stato quello relativo al lavoro irregolare con il 26,9% rispetto alle unità complessive di lavoro. Oltre il doppio rispetto al 12,15 della media nazionale. Le difficoltà di accesso al credito, inoltre, non mancano, mentre si diffondono strumenti di agevolazione come il microcredito, grande invenzione del cosiddetto banchiere dei poveri Mohammed Yunus, il professore originario del Bangladesh, nel 2006 premio Nobel ma per l’Economia bensì per la Pace. Nella nostra regione il primo piano di lotta alla povertà fu presentato nel 2008, prevedendo spese complessiva pari a 120 milioni di euro per finanziare interventi a sostegno della fasce deboli. In Calabria, infatti, la povertà deve occupare il primo piano nell’agenda politica, atteso che è anche e soprattutto nel malessere e del disagio sociale che storicamente hanno affondato le radici i mali, oggi giganti dei traffici illeciti e della malavita, che oggi si cerca di combattere. Nell’anno europeo della Lotta alla Povertà, indetto a Bruxelles per accendere un faro su una dimensione sociale fortemente sofferente e non adeguatamente sostenuta dalle politiche dei governi, si fa i conti con le cosiddette nuove povertà quelle fondate sui bisogni relazionali, sulla crisi dei valori e sui disagi di ultima generazione.