Iniziativa della scuola primaria di Belcastro all’Alveare
A “L’Alveare” si respira un’aria buona, fatta di profumi - che provengono dagli orti circostanti e dalle serre e dalla cucina rustica in cui si fanno le conserve e si provvede al pranzo per i giovani con disabilità intellettiva ed i volontari impegnati nel lavoro dei campi - e di naturale accoglienza, che lì, in località Fieri a Belcastro, è di casa.
Se ne sono accorti anche le classi quarte e quinte dell’Istituto Comprensivo di Botricello e della scuola primaria di Belcastro, che in più giorni hanno affollato le serre rimesse a nuovo, il pollaio che ospita galline ovaiole e della specie più pregiata “marans” (famosa per la produzione di uova a basso contenuto di colesterolo), il campo da calcio in cui trovano ristoro la pecora Totò, la capra Pasquale e la dolce asinella Angiolina, e la sala ristorante in cui hanno preso visione delle riprese effettuate negli anni, ben riassunte da Guglielmo Merazzi e da Giulia Menniti, referente dell’area promozione del CSV di Catanzaro. Proprio questi ultimi, con il momento iniziale di accoglienza in cui si è data spiegazione di ciò che a L’Alveare si fa, con l’impiego esclusivo di concimi biologici, hanno dato seguito al rapporto di collaborazione avviato con le scuole, e che è culminato nella visita guidata all’interno della sede operativa dell’associazione, prossima a diventare cooperativa sociale.
Le scolaresche sopraggiunte al martedì, inoltre, hanno potuto deliziarsi con l’odore del pane proveniente dal forno a legna acceso con le frasche, secondo i metodi tradizionali: la stessa farina impiegata per la sua preparazione, come ha puntualmente spiegato Nino Dell’Acqua, è più scura e digeribile rispetto a quella tipo “00”, perché prodotta con l’utilizzo dell’antico grano “Cappelli”, che L’Alveare ha deciso di recuperare, poi macinato nel mulino a pietra.
Tutte le attività che vengono perseguite nella sede associativa, in verità, sono tese al recupero della tradizione da impiegare in agricoltura, al fine di assicurare prodotti finiti di indubbia qualità che gli stessi ragazzi con disabilità intellettiva hanno contribuito, con il duro lavoro fisico che dà però soddisfazione, a realizzare. Quello che sta prendendo forma a Fieri, infatti, è destinato ad un loro futuro sbocco lavorativo, che dia loro modo di spendere le competenze che ogni giorno acquisiscono in campo agricolo, sotto la guida dei genitori e dei volontari.