L’archeologo e storico Surace incontra gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Reggio
Venerdì scorso, 22 Aprile, Domenico Michele Surace, archeologo e storico del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza di Roma, ha presentato, nell’Aula Conferenze dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, la relazione dal titolo "La Nascita tra mitogrammi, miti e riti. I simboli della Creazione".
L’intervento si è inserito in un ciclo di incontri svolti nell’ambito dell’attività seminariale denominata Il Passaggio obbligato 2, ideata ed organizzata dai professori Maria A. Mamone e Giuseppe Surace, docenti dell’Accademia reggina. Tappa obbligata è stata in questa occasione l’evento della Nascita, il momento potenziale in assoluto, quando cioè quel che ‘non era’ ‘diviene’ e quel che ‘sarà’ esprime nella sua potenza l’aspettativa della completa risoluzione in atto.
Un’indagine sulla Nascita assume il valore di una ricerca volta alla comprensione del Tutto, dei perché e dei modi in cui è stato creato e, persino, di ciò che lo ha anticipato. Questa ricerca, che idealmente è ogni volta e per ogni coscienza originale, in realtà è cominciata quasi 20 mila anni fa.
L’approccio archeologico e storico proposto dal relatore ha qualificato la simbolizzazione come proprietà essenziale della specie umana, riconoscendone i primi utilizzi fin già nel Paleolitico superiore con le pitture delle caverne franco-cantabriche interpretate quali tracce dei primi mitogrammi, cioè dei sistemi di rappresentazione privi di linea narrativa per la cui coerenza necessitano del racconto. Quindi ha fatto seguito una minuziosa disamina dei grandi miti cosmogonici pertinenti alle diverse antiche civiltà, mesopotamica, egizia, greco-romana e precolombiane, spiegati nell’ottica del rapporto tra i modelli mentali di realtà, sviluppati dai singoli individui all’interno del gruppo sociale a cui appartengono, ed i modelli sociali di realtà, venutisi a creare nella forma di una visione collettiva.
I presenti, attraverso il coinvolgimento diretto nella lettura dei testi sacri, finanche nell’opera di traduzione dei miti cosmogonici in sumerico, così come mediante la presa in considerazione dei manufatti antichi pertinenti il fenomeno della Nascita, hanno potuto riconoscere la costante presenza di precisi simboli legati al fenomeno creativo, indipendenti dalla realtà geografica e cronologica delle società che se ne sono servite, giungendo a collocare la creatività sul piano della perfezione cosmica, in cui la perfezione dell'uomo e la perfezione delle sue opere sono una cosa sola.
Solo lo studio dei simboli - ed in ambito archeologico ciò accade mediante le testimonianze materiali che sono i rinvenimenti - permette di sondare efficacemente il passato, di giungere alla comprensione delle credenze attorno a cui girava l’intero mondo antico. L'incontro si è concluso con un partecipato dibattito.