LCV Capital Management esclude la Calabria, Filippone(Udc): “grossa perdita”
“Nei giorni scorsi si è tenuto a Roma, presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, un'incontro che ha visto la presenza dei governatori regionali di Puglia e Calabria. Il fine ultimo dell'incontro era quello di rivedere le condizioni dell'accordo per il programma economico riguardante il "LCV Capital Management". Tuttavia dall'incontro è emerso che la società sopracitata realizzerà il progetto produttivo solo in Puglia, escludendo quindi la Calabria.” È quanto ricorda Alessio Filippone (Dirigente Giovani UDC Calabria e segretario Giovani UDC Lamezia Terme), che prosegue: “Nei mesi scorsi era stato annunciato che,il Lcv ( fondo economico statunitense), attraverso le sue due controllate, Tua Autoworks Calabria e Tua Autoworks Puglia, si sarebbe impegnato a realizzare, attraverso un primo protocollo d’intesa , un nuovo polo produttivo, nelle due regioni italiane Puglia e Calabria, interessato alla produzione e commercializzazione di veicoli innovativi, a basso impatto ambientale e ad un prezzo decisamente competitivo. Inoltre, secondo quanto preventivamente stabilito, il progetto avrebbe avuto un importante impatto sul processo di reindustrializzazione degli stabilimenti ex OM Carrelli di Modugno e ex Isotta Fraschini di Gioia Tauro, ma soprattutto avrebbe dato la possibilità di offrire contratti di lavoro per oltre mille persone.”
“Inoltre – riprende Filippone - il contenuto programmatico del Protocollo d’intesa, prevedeva un investimento di 200 milioni di euro, a cui avrebbero contribuito Invitalia (agenzia del MISE), con l’agevolazioni pari a 63 milioni e anche le due regioni Puglia e Calabria (con un investimento rispettivamente di 10 milioni e di 5,9 milioni). Tale progetto della società americana avrebbe garantito alla nostra regione una sostanziale riqualificazione degli ex lavoratori del Porto di Gioia Tauro in cassa integrazione, ma anche il ripristino del collegamento ferroviario e la realizzazione degli interventi infrastrutturali nel retroporto di Gioia Tauro.”
“Dal punto di vista economico si è trattato, quindi, di una grossa perdita per la nostra regione, - afferma il dirigente Giovani UDC - in quanto erano previsti importanti investimenti finanziari. Tuttavia anche il livello lavorativo ha risentito del venir meno di questa iniziativa, la quale avrebbe contribuito realizzazione di un importante piano di assunzioni, basato anche sull'assorbimento dei cassintegrati di Gioia Tauro, inoltre, il progetto prevedeva anche un piano di formazione per la specializzazione della manodopera locale. Tuttavia dall'ultimo incontro a Roma è emerso che la Lcv intende investire esclusivamente in Puglia, escludendo definitivamente la Calabria, dove i costi di produzione sono più elevati e non concorrenziali come in Puglia. Quel che resta è, quindi, un evidente rammarico è la speranza per un ripensamento, poiché questa sarebbe potuta diventare un' occasione per risanare il fragile tessuto economico della nostra regione, e una possibilità di sviluppo per l'area del porto di Gioia Tauro, che da anni viene indicato come porto strategico a livello europeo ma soprattutto internazionale.”
“Sicuramente la vicenda avrebbe avuto risvolti diversi (e quasi certamente più positivi), - chiosa Filippone - se si fosse realizzata preventivamente nel porto di Gioia la ZES (zona economica speciale), la quale è una iniziativa che il governo non ha ancora analizzato e affrontata in tutti suoi contenuti. Nello specifico la definizione Zona Economica Speciale (ZES) si riferisce ad un'area geografica circoscritta dotata di una legislatura economica indipendente rispetto al quelle della nazione a cui appartiene. Questa sorta di autonomia commerciale, fiscale e doganale risulta estremamente attrattiva per gli investimenti stranieri in questa zona economica speciale e questo favorisce, naturalmente, il rinnovamento del tessuto economico e imprenditoriale e l'attuazione di nuovi interventi infrastrutturali. Molti paesi europei sono già interessati alle ZES, si pensi per esempio alla Polonia, la quale può contare già su 12 ZES, le quali qui come altrove rappresentano consolidate occasioni di sviluppo e di crescita economia e sociale.”
“Attualmente investitori indiani e cinesi sono in attesa della fondazione della ZES per investire in Europa e anche in Italia. Pertanto,- continua il dirigente - se il governo centrale e regionale non si sensibilizzi ai vantaggi che la formazione di queste zone economiche porterebbe per la nostra regione e nazione, verrano perse cruciali occasioni che possono incidere in maniera sostanziale sul piano di investimenti e su quello occupazionale. Solo in questo modo – conclude - la nostra terra potrà invertire questo trend economico sociale negativo, ed essere invece luogo di sviluppo non solo regionale e per il Mezzogiorno ma anche e soprattutto nazionale.”