Catanzaro, progetto “Inventiamoci il futuro” di Fondazione con il Sud

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Per avere un bell’orto bastano un po’ di sole, della buona terra, gente di buona volontà e, naturalmente, di una guida esperta che sappia bene come dare avvio all’attività di coltivazione. È quanto sta accadendo da un po’ di tempo a questa parte – e fino al prossimo 16 giugno- in un terreno nel quartiere Cavita di Catanzaro, preso d’assalto da diversi giovani con disabilità intellettiva, e non solo, che hanno aderito di buona lena all’invito del Centro Studi e Promozione Familiare “Don Pellicanò”, capofila del progetto “Inventiamoci il futuro” di Fondazione con il Sud. La rete del progetto – che ha reso possibile la realizzazione di un numero svariato di laboratori – si è allargata infatti fino a comprendere altre realtà associative, quali la “S. Stefano”, “Emmaus” ed “Oscar Romero”, che credono nel valore riabilitativo della “permacoltura” per i giovani un po’ fragili che seguono da anni. “Il contatto con la natura rasserena e predispone a lavorare bene – è stato il commento di Caterina Iuliano, vicepresidente della “Don Pellicanò”- Crediamo molto nella validità del progetto, anche perché offre l’occasione di apprendere competenze spendibili per una futura attività lavorativa”.

Ed in effetti di tecniche di apprendimento ce ne sono tante, anche se la fatica fisica non scoraggia affatto gli aspiranti agricoltori, motivati dall’agronomo Giuseppe Tallarico a fare sempre di più. Quest’ultimo ha destinato parte del terreno di sua proprietà alla coltivazione di piante aromatiche, fragole, cetrioli ed altri frutti di stagione, che potranno essere raccolti tra un mese: e dopo aver piantato i semi nella terra, sapientemente ricoperta da materiale organico e, quindi, biologico, i ragazzi hanno provveduto a cospargerla di paglia, che serve a proteggerla fino a fondersi con essa. Ogni procedimento è dettato dalla natura, dal clima e dal rispetto del suolo: persino le erbacce hanno un loro perché, nel distogliere gli insetti dal prendere di mira le piante che vi crescono accanto.

“Il progetto mira a diffondere un modello di produzione agricola realmente sostenibile e permanente (“permacoltura”, appunto), attraverso un modello sociale agricolo che intende recuperare il senso di comunità e di autosoddisfazione dei bisogni primari”, ha chiarito l’agronomo Tallarico, che ha messo a disposizione la propria professionalità (è docente presso la scuola australiana “Permacolture”) ed il proprio terreno per un’attività dai mille risvolti sociali. Oltre allo stato di benessere derivante dall’agricoltura in sé, infatti, vi è anche la soddisfazione tra i circa trenta partecipanti di aver dato un contributo all’orto che sta prendendo forma, ed i cui frutti andranno ad arricchire la tavola della mensa per i poveri della parrocchia Madonna di Pompei.