Salute mentale, a Catanzaro arriva il progetto Triathlon

Catanzaro Salute

Favorire l’indipendenza e il reinserimento sociale e lavorativo dei pazienti con psicosi, assicurare l’accesso e la continuità delle cure e ridurre i costi socio-sanitari di una malattia che oggi è curabile, contro lo stigma che accompagna ancora chi soffre di disturbi mentali. Sono gli obiettivi del progetto Triathlon-Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi promosso da Janssen, in collaborazione con le principali Società scientifiche in Psichiatria, Società Italiana di Psichiatria (SIP), Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF), Fondazione Progetto ITACA e ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna), un programma innovativo per promuovere il recupero ed il reinserimento dei pazienti attraverso un approccio integrato, basato sul coinvolgimento di tutte le figure chiave dell’assistenza, lungo le tre dimensioni fondamentali: la dimensione clinica, la dimensione organizzativa e quella sociale.

In Calabria i disturbi schizofrenici colpiscono circa lo 0,5% della popolazione generale, numeri sovrapponibili al dato nazionale di riferimento. «Un paziente su 100 tra quelli con disturbo psicotico o con disturbo dell’umore e manifestazioni psicotiche, è affetto da schizofrenia», afferma Gregorio Corasaniti, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASP di Catanzaro e Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. E proprio oggi la Calabria ospita l’incontro di una serie di ECM che toccheranno nei prossimi mesi molte altre città italiane nell’ambito del progetto nazionale TRIATHLON. L’incontro, dal titolo “Triathlon: Organizzazione, PDTA e trattamenti farmacologici nei DSM”, si svolge a Catanzaro con il supporto di Janssen in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASP catanzarese per favorire indipendenza, benessere e reinserimento sociale e lavorativo dei pazienti con psicosi.

«La schizofrenia è una patologia della modernità, il soggetto che ne è affetto si ripiega su se stesso e la comunicazione con sé, con il mondo esterno e gli altri è improntata a una modalità iper-riflessiva della coscienza, altresì – continua Corasaniti – trattasi di una dimensione psichica invalidante che si connota per la mancanza di progettualità ed intenzionalità vitale con importanti ripercussioni in ambito lavorativo, sociale e famigliare. Uno degli obiettivi del progetto Triathlon, che noi abbiamo abbracciato con grande entusiasmo e che si fonda su un approccio integrato con un’attenzione speciale all’attività fisica come strumento importante di sostegno, è proprio di migliorare la qualità di vita di questi pazienti con disagio psichico. TRIATHLON è riuscito a mettere insieme tante realtà diverse sul territorio e a promuovere il lavoro di gruppo; inoltre è molto significativo che un’azienda farmaceutica estenda la sua attenzione alla vita quotidiana dei pazienti e creda nel fatto che sia possibile migliorarla con una serie di interventi che vanno oltre il farmaco».

Il progetto TRIATHLON coinvolgerà nell’arco di 18 mesi più di 3.000 specialisti e operatori sanitari di 37 Dipartimenti di Salute Mentale in attività di formazione su tutti gli elementi utili al benessere dei pazienti: non solo farmacoterapia, ma anche psicoeducazione e riabilitazione cognitiva con organizzazione individuale dei percorsi terapeutici. Strumenti informativi digitali e cartacei e piattaforme d’interazione faciliteranno la gestione della terapia. E per la prima volta, la disciplina del Triathlon viene proposta come nuovo approccio per il benessere delle persone con psicosi: un programma di attività con i Dipartimenti di Salute Mentale che guideranno i pazienti fino a culminare nel Primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale.

In Italia i pazienti sono circa 300.000: complessivamente, nel nostro Paese i costi associati alla schizofrenia sono stimati in circa 3,2 miliardi di euro e, di questi, il 60% è costituito da costi indiretti, come perdita di produttività dei pazienti e dei loro familiari. Tra i costi diretti, il trattamento farmacologico pesa solo per il 10%, mentre l’81% è assorbito dai costi di ospedalizzazione e assistenza domiciliare. La schizofrenia assorbe gran parte delle risorse destinate dal SSN ai Dipartimenti di Salute Mentale, soprattutto a causa delle ricadute a cui vanno incontro moltissimi pazienti, dovute spesso alla mancata aderenza o non continuità della terapia antipsicotica. "Grazie alla disponibilità di opzioni terapeutiche quali i farmaci LAI - long acting injectable – aggiunge il dottor Corasaniti – che consentono una lunga copertura dell’effetto farmacologico, il paziente si sente “meno malato” e, non più condizionato dall’assunzione giornaliera della terapia, può partecipare con maggiore impegno al percorso riabilitativo".

La scarsità delle risorse e l’evoluzione degli obiettivi di cura di queste persone rendono necessaria un’applicazione più omogenea sul territorio nazionale di percorsi condivisi e integrati, che possano, tra le altre cose, alleviare anche il carico assistenziale che grava molto sulla famiglia, in particolare sulla figura materna, con conseguenti situazioni di stress, sia emotivo che economico. Per far fronte alle criticità che caratterizzano l’assistenza e il trattamento delle persone con psicosi, il progetto Triathlon supporta l’implementazione del modello organizzativo nel quale il paziente è al centro dell’organizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale e tutte le figure dell’assistenza interagiscono per supportarlo in ogni fase: medici, psicologi, tecnici della riabilitazione, psicoeducatori, assistenti sociali, caregiver e, soprattutto, infermieri.

"Il progetto Triathlon favorisce un nuovo modello organizzativo e contribuisce ad aumentare le capacità degli operatori di rapportarsi con la realtà locale rispetto ai problemi di salute mentale – dichiara Giuseppe Perri, Direttore Generale della ASL di Catanzaro – nel complesso Triathlon aiuta gli operatori a migliorare la relazione personale e professionale con i pazienti e le loro famiglie. Attraverso un modello innovativo, il progetto affronta le diverse dimensioni del percorso di cura, che si aggiungono all’aspetto farmacologico, e ambiscono a un approccio integrato. Lo sport, in tal senso, è uno degli aspetti più innovativi di tale modello, perché non solo esalta le potenzialità che i pazienti sono in grado di esprimere lavorando in gruppo, ma consente loro di uscire dalle quattro mura domestiche migliorando la socialità e la relazione all’interno del nucleo famigliare stesso. Altro valore aggiunto di TRIATHLON è aver coinvolto le Associazioni dei pazienti ed esperti trainer, vale a dire persone qualificate che affiancheranno pazienti e operatori sanitari".