Futurismo, un incontro nel centenario della morte di Sant’Elia

Reggio Calabria Tempo Libero

Estensore del Manifesto dell’Architettura futurista, Antonio San’Elia, allo scoppiare della I Guerra Mondiale, nel maggio del 1915, senza aspettare la chiamata alle armi, si arruola con Boccioni, Marinetti, Carrà ed altri nel “Battaglione lombardo volontari Ciclisti ed Automobilisti”, formato alla vigilia del conflitto da enti civili come il Touring Club Italiano e gruppi sportivi privati. Nel dicembre 1915 il Corpo Volontari Ciclisti ed Automobilisti viene sciolto dal Comando Supremo e il gruppo viene rimandato a casa in attesa della richiamata naturale che avviene nel giugno del 1916. Umberto Boccioni muore il 17 agosto, Antonio Sant’Elia il 10 di ottobre all’età di ventotto anni (era nato nel 1888).

All’architetto Sant’Elia, nel centenario della morte, la Sezione Giovanile dell’Associazione Culturale Anassilaos dedica un incontro che si terrà martedì 17 maggio alle 18 presso la Sala di San Giorgio al Corso con l’intervento di Claudio Sergi, responsabile giovanile Sezione Architettura e Design.

Antonio Sant’Elia scrive nel 1914 il primo dei suoi manifesti, intitolato Messaggio, quale presentazione dei suoi disegni in occasione della mostra a Milano del gruppo Nuove Tendenze (fondato nel 1912). A Milano l’11 luglio del 1914 pubblica il suo manifesto dell’Architettura futurista, apparso sulla rivista Lacerba. Nel 1971 tra i documenti inediti di Boccioni è stato ritrovato un abbozzo di Manifesto per un’Architettura Futurista risalente al 1914.

Secondo Luigi Tallarico, studioso di Boccioni, fu Marinetti stesso a chiedere a Boccioni di non pubblicare il “suo” manifesto per dare spazio a quello di Sant’Elia che nel 1912 si era anche laureato in architettura a Bologna. Sant’Elia, al pari di Marinetti e soprattutto Boccioni, pone al centro della sua ricerca la città considerata lo spazio privilegiato della modernità.

Nella città si incarna il futuro, la velocità, il movimento. Basti pensare a due delle più importanti opere di Boccioni “La città che sale” e “La strada entra nella casa”. La morte prematura impedì a Sant’Elia di concretizzare le idee esposte nei suoi manifesti e di tradurre in costruzioni i suoi disegni. Due sole opere riuscì a realizzare: la villa Elisi a San Maurizio sopra Como nel 1911 e il monumento ai caduti realizzato sempre a Como, sulla base di un suo disegno del 1914, da G. e A. Terragni (1931-33). I numerosi disegni conservati lo rendono comunque una delle figure più importanti dell’architettura moderna del ‘900.

Basti prestare attenzione a quanto scritto nel manifesto per cogliere la modernità della sua concezione volta non al singolo edificio bensì alla intera città “dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca. Gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale, divenute inutili, devono essere abolite e gli ascensori devono inerpicarsi, come serpenti di ferro e di vetro, lungo le facciate. La casa di cemento di vetro di ferro senza pittura e senza scultura, ricca soltanto della bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi, straordinariamente brutta nella sua meccanica semplicità, alta e larga quanto più è necessario, e non quanto è prescritto dalla legge municipale deve sorgere sull'orlo di un abisso tumultuante: la strada, la quale non si stenderà più come un soppedaneo al livello delle portinerie, ma si sprofonderà nella terra per parecchi piani, che accoglieranno il traffico metropolitano e saranno congiunti per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants .