Teoria Gender nella scuola, Collettivo Casarossa dice “No”

Catanzaro Attualità

"Ci sembra superfluo ribadire il nostro NO alla riforma renziana della Scuola, presentata sotto le mentite spoglie della “Buona Scuola” - normata dalla Legge 107/2015 e che un variegato movimento, composto da precari del mondo della scuola, insegnanti di ruolo e studenti, ha contrastato sin dall’inizio, sin da quando, veniva presentata dall’allora sottosegretaria, Valentina Aprea di forza Italia".

E' quanto scrive il Collettivo Autogestito Casarossa40 ribadendo che loro ci saranno "a sostenere la lotta culturale contro una riforma antidemocratica e neoliberista, così come ci sentiamo in dovere di rispondere, ad onor del vero, alla mozione dei “fascisti del nuovo millennio” di Sovranità/Casapound che verrà discussa domani, 22 luglio, durante la seduta del consiglio comunale. Tale mozione, infatti, ha il sapore di un nostalgico ventennio fascista dove la comunità LGBT veniva perseguitata insieme ad ebrei, rom, ed oppositori politici".

"Individuare come elementi della “teoria gender” l’inserimento, sul libretto di giustificazione delle assenze e sui moduli di iscrizione, dei termini “genitore 1” e “genitore 2” al posto di “padre” e “madre” o ancora del termine “parentalità” al posto di “famiglia”, segna - se ancora ce ne fosse bisogno - la vera natura di Sovranità/Casapound , un’organizzazione fascista, razzista ed omofoba che lancia crociate contro i mulini a vento, mettendo in difficoltà milioni di famiglie con relazioni parentali diverse da quelle che sognano i nostri simpatici puritani, non accorgendosi di come i loro assurdi schemi sociali siano fuori dalle reali relazioni sociali di una intera umanità".

"In realtà - proseguono - la legge 107/2015 afferma semplicemente che “Nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa promuove nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93”.

"E cosa asserisce la legge 93/2013 e 107/2015? Dall’analisi del comma 16 della legge 107/2015 e dal Piano definito dall’articolo 5 della Legge 93/2013, a cui la riforma si richiama, emerge solo un assunto inconfutabile, la prevenzione contro la violenza di genere. La violenza contro le donne è la violenza perpetrata contro le donne basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani. Convinti che un testo di legge sia del tutto insufficiente ad arginare fenomeni complessi come quello della violenza di genere e che nessun cambiamento sia possibile se non mettendo in discussione i meccanismi sociali che la generano, è evidente che la bufala e l’attacco ideologico nascono proprio da questo: la violenza contro le donne è violenza di genere, termine usato molto spesso per definirla".

"La prevenzione - aggiungono dal Collettivo - contro le discriminazioni di genere non fa alcun riferimento all’omofobia né all’omosessualità ed ai diritti lgbt. Purtroppo aggiungiamo noi. Perché lo dovrebbe fare! Questa grave mancanza, ci costerà molto in termini culturali, attraverso una nuova fase di arretramento voluta dal governo Renzi, che fa ripiombare il nostro paese in un’epoca storica, che ha caratterizzato il nostro Paese prima del 1600. La pessima Riforma della Scuola pubblica ha soltanto offeso la dignità professionale dei docenti, ha creato disparità di posizioni tra gli insegnanti assoggettandoli al potere, spesso dispotico, dei Dirigenti scolastici i quali indirizzeranno le scelte didattico-educative delle scuole all’interno di giochi di potere che proietteranno la scuola pubblica verso l’ingerenza dei privati. La chiamata diretta dei docenti nelle scuole favorirà la corruzione e il clientelismo."

"Ci sono molti modi di togliere la libertà di insegnamento. Nei regimi autoritari e nelle dittature avviene con una coercizione e violenza diretta. Nelle democrazie, asservite al mercato e alle imprese, avviene trasformando l'insegnamento in un funzione al servizio del capitale. Queste - prosguno da Casarossa - sono le battaglie alle quale ci sentiamo di aderire e che sosteniamo, quelle contro la riforma aziendalistica della scuola, al fianco degli studenti, dei docenti e dei genitori che non hanno altra possibilità se non quella di mandare i propri figli in una Scuola pubblica, che noi vogliamo laica, aperta e solidale dove la “qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento” per nessuna ragione dovrà misurarsi con i parametri del neoliberismo".