“Insegnanti deportati”, la Ggil dice no e scrive al segretario nazionale
“A giorni migliaia di docenti soprattutto meridionali saranno costretti, pena la perdita del posto di lavoro, a subire una traumatica collocazione in sedi di lavoro molto lontane. Si tratta di lavoratori non più giovani costretti a lasciare il proprio nucleo familiare e la cui partenza renderà ancor più povero il Meridione d’Italia. Tutto ciò non è un fulmine a ciel sereno; l’utilizzazione del personale su ambito nazionale era chiaramente contenuta nella infausta legge 107. Mentre si rendono i presidi titolarti di poteri ampi, la “buona scuola” umilia il lavoro sotto ogni profilo e colpisce il diritto di studenti e genitori di usufruire di un servizio veramente formativo”.
Esordisce così la lettera aperta che i membri della Cgil calabrese hanno inviato al segretario nazionale della Flc-Cgil ed in cui ribadiscono, tra l’altro, che la stessa sigla “non può estraniarsi da questa inquietante vicenda; migliaia di docenti - affermano - sono in questi giorni fortemente mobilitati; chiedono un provvedimento d’urgenza che blocchi questo esodo scellerato, la definizione di organici che consideri la disponibilità dei posti sui quali lo scorso anno i docenti ora stabilizzati erano utilizzati; il rafforzamento dell’area del potenziamento, del tempo pieno, del sostegno e in prospettiva il varo di un piano complessivo per il rilancio e la qualificazione della formazione pubblica”.
La Flc-Cgil, dunque, sostengono i sindacalisti, deve mobilitarsi concretamente con forme di lotta incisive “che la facciano diventare un punto certo per i lavoratori in lotta e li salvino dall’isolamento”.