Istituto antifascismo, Gianturco: “Siano altre le priorità”

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Mimmo Gianturco

“Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha perso per l'ennesima volta una buona occasione per tacere. Anziché intervenire sui tanti problemi che vessano la nostra regione, ha preferito intervenire su una questione irrilevante, ossia la chiusura dell'Icsaic, istituto calabrese per la storia dell'antifascismo e dell’Italia contemporanea. Oliverio, se ne è in grado, si occupi dei veri problemi dei calabresi”. Sono queste le dure affermazioni di Mimmo Gianturco, coordinatore regionale di CasaPound Italia.

“Oliverio ha dichiarato che nel più breve tempo possibile – spiega Gianturco – cercherà di rimettere in funzione l’istituto in questione. Si tratta di una presa di posizione assurda ed incomprensibile in quanto il governatore esagera nell’ergere a baluardo culturale e democratico quest'istituto. Nell'antifascismo non ci fu nulla di democratico, così come non è democratico imporre una certa visione storica e politica ad un’intera nazione, in questo caso Regione. Mi preme sottolineare – incalza il consigliere comunale di Lamezia Terme – come si tratti di un istituto che, a distanza di 70 anni dalla fine della guerra civile, rappresenta una parte storica ben precisa che non è espressione nazionale ma solo di una scarsa fetta di cittadini”.

“A dispetto di quanto si voglia far credere – prosegue – l’Icasaic di culturale ha ben poco. I giovani non hanno bisogno di essere indottrinati mediante questi strumenti spacciati per culturali, ma dovrebbero essi stessi a crearsi una propria visione della storia analizzando il corso degli eventi a 360 gradi senza soffermarsi solo alla storia scritta “dai vinti”. In virtù di ciò la presa di posizione del presidente della Regione è mera pubblicità atta a mantenere vive le simpatie di certi ambienti. Mi preme evidenziare che vi sono emergenze quali la sanitá, lo scarso ed insufficiente servizio idrico, il tasso non poco elevato di disoccupazione dovuta alle scarse opportunitá lavorative che questa classe dirigente regionale ha offerto ed offre tuttora (specialmente in campo giovanile) , i fin troppo modesti redditi e la bassa spesa media mensile delle famiglie calabresi (la percentuale peggiore a livello nazionale, 1.729,20 € contro le 3.000 circa di quelle delle regioni settentrionali), il Pil che stenta parecchio a decollare (la nostra è la regione piú povera d'Europa ) e l' emergenza antisismica (siamo l' unica regione a non aver effettuato controlli sugli edifici pubblici). La squallida retorica dell'antifascismo - conclude - non sarà di certo la soluzione ai problemi dei calabresi".