PSR Calabria, a Torino workshop sulla produzione biologica e terre confiscate
Si è tenuto il primo dei workshop informativi promossi dal PSR Calabria 2014/2020 nello stand istituzionale della Regione Calabria a Terra Madre Salone del Gusto di Torino. Nello stand di piazza Castello, nel pomeriggio di giovedì, si è parlato di "Produzione biologica e terre confiscate in Calabria".
Il dibattito, moderato da Vincenzo Alvaro di Slowfood Sibaritide-Pollino, è iniziato con le considerazioni di Elisabetta Grande di AIAB Calabria, che ha sottolineato che scegliere di fare biologico oggi è una scelta per la vita. Non solo nostra, ma dei nostri territori.
"Nel nostro territorio, il medio Jonio catanzarese - ha affermato - facciamo biologico da circa 20 anni. Numerose piccole aziende che non riuscendo a vivere solo di agricoltura, hanno deciso di fare gruppo. Vorremmo vivere di quello che produciamo e riusciamo a vendere, ma per far questo abbiamo bisogno di sostegno ed aggregazione e che ci vengano forniti gli strumenti per commercializzare bene le nostre produzioni, come ad esempio un elenco delle aziende agricole sociali. I giovani che si stanno avvicinando all'agricoltura- ha detto ancora - portano innovazione e spingono verso le pratiche biologiche. Fare bio in Calabria, rispettare la terra, soprattutto per chi vive nelle aree interne, è fondamentale, soprattutto se si vuole conservare il territorio per le prossime generazioni".
La Dirigente del settore “Qualità e Promozione delle produzioni agricole e delle attività agrituristiche, Agricoltura sociale" del Dipartimento Agricoltura Alessandra Celi, ha esordito precisando che la Calabria è la seconda regione italiana come produzioni biologiche.
"Nella passata programmazione - ha spiegato - abbiamo investito oltre cento milioni di euro sul biologico. Con la programmazione 2014/2020 dei fondi comunitari in Agricoltura la consapevolezza dell'importanza delle pratiche bio in Calabria è cresciuta notevolmente. E non si tratta solo di un fattore economico, ma soprattutto di un nuovo senso di responsabilità nei confronti dei nostri territori, del patrimonio di biodiversità della nostra regione, dell'ambiente e anche della nostra salute. Il PSR, Programma di Sviluppo Rurale della Calabria 2014//2020, infatti, ha stanziato 240 milioni euro a sostegno del bio. Il biologico è uno stile di vita, una filosofia, è salvaguardia dell'ambiente. La Regione ha intensificato i controlli per verificare che le metodologie e le strumentazioni siano conformi alla legge”.
“La Regione sostiene anche l'agricoltura sociale - ha aggiunto Celi - la diversificazione in attività non agricole, al fine di rivitalizzare le aree rurali, ma anche per realizzare forme alternative ed innovative di mercato, e per inserire a livello sociale e lavorativo soggetti svantaggiati. Un modo anche per promuovere le pari opportunità e per contribuire alla creazione ed allo sviluppo dei servizi di base nelle aree rurali e nelle aree interne e per supportare i servizi socio sanitari. Non da ultimo, con il PSR puntiamo a sostenere l'aggregazione: solo facendo rete tra loro, i produttori diventano competitivi sui mercati nazionali ed internazionali".
L'attenzione è stata focalizzata poi sui terreni confiscati alla criminalità organizzata: "Nel PSR 2014/2020 sono state previste premialità per chi intende fare investimenti su terreni confiscati. Intenzione della Regione Calabria è quella di combattere tutte le forme di illegalità, lo sfruttamento, nonché i fenomeni di caporalato".
Raffaella Conci di cooperativa "Terre Joniche", che gestisce le terre confiscate nei territori di Isola Capo Rizzuto e di Cirò è intervenuta partendo dall'uso sociale dei beni confiscati, che devono offrire opportunità di lavoro e combattere fenomeni di illegalità.
"Questo fattore dà valore aggiunto al prodotto finale. È importantissimo inoltre offrire occasioni ai giovani che nella nostra regione si rassegnano troppo spesso ad andare via alla ricerca di lavoro. Se si fa agricoltura in maniera sana si possono creare davvero opportunità lavorative. Non è facile in una terra come la nostra - ha precisato - lavorare in contesti legati alla criminalità organizzata. É naturale avere paura, ma i calabresi stanno acquisendo la consapevolezza dell'importanza dell'affermazione della legalità e di creare imprese sane ed etiche, che crescendo possono offrire ulteriori sbocchi lavorativi".
Ancora Celi ha affermato: "La Regione Calabria sta lavorando molto per raggiungere un marchio di qualità e di legalità. Tutti i temi affrontati oggi vogliamo farli confluire in un discorso di qualità ed eticità, di lotta alla contraffazione, di legalità del commercio. Tutti fattori finalizzati alla crescita delle nostre imprese agricole". La Dirigente ha citato poi la Legge sull'agricoltura sociale, la proposta di legge sul caporalato, che dimostrano le intenzioni dell'amministrazione regionale, sottolineando che questo è il momento opportuno per sostenere realtà come la cooperativa “Terre Joniche".