Tf Leggere&Scrivere. Tiberio Bentivoglio: così dissi no alla mafia
La storia di Tiberio Bentivoglio inizia nel 1992. Fu in quell'anno che si presentarono nella sua attività gli uomini della 'ndrangheta per chiedere il “pizzo”. Una vicenda che lo accomuna a tanti commercianti del sud Italia, ma Tiberio ebbe il coraggio di dire “no”, divenendo per molti giovani un esempio positivo e di riscatto.
Al Tf Leggere&Scrivere l'imprenditore reggino si è rivolto a tanti ragazzi raccontando loro il peso di quel “no” e ciò che significò e continua a significare per la sua famiglia.
"Tiberio Bentivoglio – ha precisato Maria Joel Conocchiella, del movimento Libera – ha avuto il coraggio di realizzare il suo sogno in Calabria, di affidarsi alla terra e rimpossessarsi dei luoghi e delle parole".
Quanto vissuto è raccontato in “Colpito. La vera storia di Tiberio Bentivoglio” curato da Daniela Pellicanò, rifiutato da cinque case editrici ma che, una volta venuto alla luce, ha venduto 8 mila copie.
La particolarità del testo non si riferisce solamente - come spiegherà lo stesso autore - ai nomi denunciati, ma al coinvolgimento di esponenti di spicco della malavita organizzata, delle istituzioni, della massoneria e delle forze dell'ordine.
Denunciare è stato un atto di libertà “Ma dovevo essere punito per essere di esempio. Il pizzo non si paga solo con i soldi, ma anche quando ci si toglie il cappello; non importa se il prezzo è di dieci o cento euro, ti stanno dimostrando che comandano loro".
Tiberio, nonostante le minacce e le violenze è divenuto davvero un esempio. Non come prospettato dalla mafia, ma simbolo di rinascita per quanti come lui decidono di ribellarsi e di non piegare la testa.