ReC, Verta e De Caro sul Referendum: “no a modifiche arruffate”

Reggio Calabria Politica

Rievoluzione Calabria schierata sul fronte del “No”, ormai è impegnata da mesi per la propaganda referendaria e si prepara alle ultime battute di campagna elettorale lanciando iniziative in diversi comuni della provincia e nella città di Cosenza. “La revisione costituzionale, così come si evince dalla ratio dall’art.138 della Costituzione, dovrebbe far convergere quanto più le parti politiche ed alimentare un sano dibattito costruttivo per riforme condivise e volute da tutti” – hanno dichiarato Daniele De Caro e Gianluigi Verta, esponenti di ReC.

“Oggi invece assistiamo al verificarsi dell’esatto contrario: un’Italia spaccata in due, fazioni di sbandieratori e tifosi da stadio. Da una parte abbiamo gli estremi difensori del Pd, dall’altra chi vorrebbe mandare a casa questo governo. Entrambi senza ragioni, spinti dall’appartenenza. Noi preferiamo entrare nel merito della questione e teniamo a precisare, a scanso di equivoci, che il voto del quattro dicembre non è un termometro politico sull’operato del governo, né tantomeno una consultazione plebiscitaria sul presidente del Consiglio, ma si tratta di esprimere un parere su una riforma a nostro parere fatta male”.

“Il ddl Boschi-Renzi – si continua nel comunicato - non è una semplice operazione sottesa a modificare il funzionamento delle istituzioni ma è un progetto di trasformazione della democrazia. La riforma è l’ultimo tassello di uno schema costruito da Renzi che passa dalla legge Del Rio e dalla legge elettorale. L’annunciata modifica di quest’ultima rappresenta solo un salvacondotto nel caso in cui il giorno del voto le cose per il primo ministro si mettessero male, evitando così un governo di scopo o peggio ancora lo stallo istituzionale”. Allo stato attuale sono in vigore di fatto due sistemi elettorali, l’Italicum per la Camera dei deputati e il Consultellum per il Senato della Repubblica.

Non siamo conservatori, ma non possiamo accontentarci di modifiche arruffate e lontane dal riformare il sistema politico italiano. Questa riforma – concludono i due esponenti di ReC – riduce drasticamente lo spazio democratico e sovverte il principio di sovranità popolare, presenta vizi procedurali e sostanziali, depaupera il Parlamento delle sue funzioni storiche, riduce la rappresentanza, accentra il potere nelle mani del segretario del partito vincente e snatura le autonomie locali avendo ricadute sulla prima parte della Costituzione che rimarrà formalmente in vigore ma materialmente estinta. Queste saranno le principali ragioni che cercheremo di spiegare alla gente in queste due ultime settimane”.