Riformisti Italiani: Riforma Boschi aumenta le diseguaglianze tra Nord e Sud
“Non abbiamo alcuna difficoltà ad intravvedere, nella riforma Boschi, da un lato la prospettiva, se non addirittura l’incombente pericolo della deriva di uno Stato autoritario e centralista e dall’altro la seria minaccia di una disgregazione della coesione sociale”.
È quanto sosetiene Michele Calvo, Coordinatore provinciale dei Riformisti Italiani, che per avvalorare questa stesi sottolinea come “la modifica apportata all’art. 117 comporta che il governo centrale, con l’eliminazione dell’area della competenza concorrente, avochi a sé deleghe, responsabilità e competenze in materie di primaria importanza (ambiente, tecnologia, istruzione, gestione di porti ed aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, sanità), sottraendole alle Regioni e, pertanto, sostituendo il principio di sussidarietà con un commissariamento coatto delle stesse Regioni in virtù anche dell’introduzione della “clausola di supremazia statale”, che limita ulteriormente i ristretti spazi di autonomia gestionale delle Regioni, e dell’imposizione del potere politico romano nell’ambito delle decisioni”.
Ancor più pericolosa, secondo i Riformisti, è la modifica apportata all’art. 119 “perché – spiegano - con l’introduzione del principio dei costi e dei fabbisogni standard, mina l’integrità del Paese, sancisce nei fatti la differenza tra le Regioni e, pertanto, spiana la strada al divario, che sarà incolmabile, tra Nord e Sud, lasciando quest’ultimo ad un triste quanto inesorabile destino in quanto privo di servizi essenziali e di prospettive di sviluppo. Una siffatta modifica premia le Regioni forti, perché più ricche e favorite dai decennali trasferimenti di risorse, a discapito di quelle più deboli e di fatto rende definitiva la frattura tra le diverse aree del Paese”.
Per Calvo, dunque, la differenziata distribuzione di risorse statali fra le Regioni sarebbe “un atto discriminatorio perché ad alcune, quelle meridionali, saranno garantiti i soli livelli di sopravvivenza mentre altre, quelle delle aree più ricche del Paese (il Nord), usufruiranno di un maggiore e sproporzionato trasferimento. La discriminazione è ancor di più alimentata dal regionalismo differenziato, che traspare nell’art. 116, secondo il quale particolari condizioni di autonomia legislativa, peraltro in ambiti molto limitati e ristretti (politiche sociali, politiche attive del lavoro, formazione professionale, commercio con l’estero, governo del territorio), possono essere riconosciute, con legge dello Stato, a quelle Regioni che siano in condizione di equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio”.
Per queste ragioni i Riformisti Italiani lanciano un appello agli elettori meridionali affinché, il 4 dicembre, “facciano prevalere il buonsenso, manifestando il proprio dissenso nei confronti di una riforma che aumenta le diseguaglianze sociali ed economiche tra Nord e Sud, divide il Paese ed alimenta la discriminazione nei confronti dello stesso Sud!”.