L’A3 è finita! Parola di ministro. Nuovo look ma vecchio asfalto
Il ministro gongola: l’A3 Salerno Reggio Calabria, dopo 55 anni oltremodo tormentati, a suo dire è completata. L’aveva promesso Matteo Renzi, prima di precipitare nel baratro del Referendum, che entro Natale i cantieri sull’autostrada più disgraziata della Penisola sarebbero stati chiusi.
E stamani l’ex premier non ha potuto manco trattenersi dalla fregola di ricordarlo sui social, rammentando il riso sarcastico da parte dei “gufi” della stampa estera all’atto dell’annuncio avvenuto meno di un anno fa.
Per Delrio (e Renzi), dunque, dalle parole ai fatti! Ma se proprio ai fatti vogliamo stare permane il dubbio che se Cristo abbia deciso di fermarsi ad Eboli (pur sempre della stessa tratta si parla), l’A3 si è forse bloccata a Mormanno.
Percorrendo il tratto che da Cosenza porta su, verso il confine con la Basilicata, appunto stamani e non ieri, le immagini video parlano chiaro, e non lasciano di certo adito a dubbi e smentite.
Il manto stradale rimane in diversi tratti quello precario che in tanti conosciamo da anni, in alcuni tronchi i guard rail non solo sono ancora quelli costeggiati da generazioni di automobilisti, quanto a volte anche un mero miraggio. La sicurezza, insomma, rimane chimera tanto quanto l’allargamento delle carreggiate: figurarsi le tre corsie o quella d’emergenza.
Ma tant’è: nell’italietta degli annunci facili grazie alla memoria corta, in pompa magna e con tanto di codazzo istituzionale, stamani il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio è disceso fin negli inferi Calabro-Lucani, ha spalancato le porte al traffico della Galleria Larìa e, sempre a suo dire, messo la parola fine ai lavori sulla famigerata Salerno-Reggio. Che, ha rassicurato, è oggi percorribile tutta e a tre e due corsie per senso di marcia, addirittura con standard che ha definito come “autostradali”.
Al suo fianco il Presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, in un percorso lungo fino a Villa San Giovanni: ad aspettarli il primo ministro, Paolo Gentiloni. “Non sarà un viaggio da incubo come è stato per 40 anni”, ha chiosato Delrio prima della partenza. Di certo non tormentato, signor ministro, ma accidentato, quello sì!