Ubriaco picchia la moglie davanti alla figlia, 36enne finisce in carcere

Catanzaro Cronaca

Un ennesimo episodio di violenza in famiglia, vittima una casalinga 34enne che nel cuore della notte, era appena l’1.30, ha chiamato il 112 piangendo, in stato confusionale, incerta e spaventata. Al telefono raccoglie le sue ansie un operatore esperto che, in pochi secondi, riesce a cogliere tutte le informazioni necessarie per inviarle in soccorso una pattuglia che in quegli attimi era nelle vicinanza.

In breve tempo, così, i carabinieri di Catanzaro arrivano sul posto, un’abitazione nei pressi di Pio X: bussano alla porta di casa e ad aprirgli è la stessa donna ancora in forte stato di agitazione e con la figlia in braccio che piange. Sulla fronte della 34enne, in particolare sull’arcata sopraccigliare sinistra, il segno tangibile di quanto era appena accaduto.

In cucina i militari trovano invece il marito, M.G., 36enne disoccupato, anche lui catanzarese, ubriaco e che a stento riesce a stare in piedi; lo ammanettano e fatto salire in macchina lo portano al comando mentre un’altra pattuglia rimane insieme alla vittima e alla figlia, che vengono poi accompagnate all’ospedale Pugliese dove la donna viene medicata.

A meno di due ore dall’aggressione, decisa a mettere fine ai maltrattamenti, la 34enne ha così sporto querela nei confronti del marito che è stato arrestato con l’accusa di lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Dati i suoi precedenti specifici e le gravi lesioni procurate alla moglie, è stato per ora portato nel carcere di Siano in attesa del rito direttissimo che si dovrebbe tenere lunedì.

Dall’inizio del 2017, quello di stanotte è già il secondo arresto effettuato dai carabinieri di Catanzaro per violenze del genere. “In tal senso – fanno sapere i militari - gli sforzi che l’Arma intende profondere, e che già hanno fornito notevoli risultati lo scorso anno, non potranno che aumentare, al fine di offrire sempre maggiore protezione a quelle fasce sociali che, a causa di condizioni fisiche o di disagio economico, non sono sempre in grado di porre fine con le sole proprie forze a fenomeni di maltrattamento come quello oggetto della vicenda appena descritta”.