La stazione come “ufficio” per vendere la droga. Fermato a Brescia un cosentino
La stazione ferroviaria come ufficio in cui vendere la droga e ricevere i clienti. Questa mattina gli agenti della squadra mobile della Polizia di Brescia hanno arrestato 9 persone accusate di spaccio di droga e sequestrato un chilo e mezzo di sostanze stupefacenti. La zona della stazione era la base dei pendolari della droga che erano soliti chiamare la propria merce: “la bianca”, “la nera”, “il caffè”, “il latte”, “le caramelle”.
Elementi scoperti anche grazie alle intercettazioni telefoniche sulle utenze dei presunti spacciatori che avrebbero intestato le utenze a terze persone, e in un caso anche a un uomo deceduto, da qui il nome dell’operazione “48, morto che parla”. Grazie alle intercettazioni è stato individuato il secondo livello del sistema di spaccio che sarebbe stato formato dai fornitori che potevano disporre di discreti quantitativi di stupefacente. Tra questi spicca una sorta di impresa familiare costituita da una coppia di tunisini che avrebbe inviato una parte dei guadagni anche ai propri familiari nel paese di origine.
Nel corso dell'indagine sono stati fermati anche gli assuntori, un centinaio quelli identificati. Tre tunisini, di 48 anni uno e 32 gli altri due, oltre a un 56 enne di Cosenza sono finiti in carcere, mentre due bresciani di 36 e 46 anni, un albanese di 34 e un tunisino di 44 anni sono agli arresti domiciliari, mentre la misura del divieto di dimora a Brescia è stata disposta per un milanese di 37 anni.