I “fratelli” in affari gestivano il market della droga in pieno centro storico

Cosenza Cronaca

Il centro storico di un piccolo paesino presilano della Valle del Savuto, Malito, trasformato in una vera e propria piazza di spaccio.

Un market della droga continuamente attivo: hashish e marijuana sempre disponibili per i clienti, prevalentemente del posto o dei centri vicini, ed a qualsiasi ora del giorno.

E se il cliente avesse fatto sapere in anticipo ai pusher le proprie “necessità”, procurare anche delle cocaina non sarebbe stato un problema.

A chiudere le “saracinesche” di questo prolifico mercato in piazza sono stati i carabinieri che stamani hanno fatto scattare tra Cosenza, Rogliano, Grimaldi, Malito e San Mango d’Aquino, l’operazione “Brother” (QUI) fermando cinque persone, due delle quali finite ai domiciliari e le altre tre sottoposte all’obbligo di dimora.

L’indagine, culminata nel blitz di oggi, è stata, condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Rogliano e della Stazione di Grimaldi, con il coordinamento del Procuratore Mario Spagnuolo, ed è scaturita da un controllo effettuato, sul finire del mese di novembre del 2018, nei confronti di quattro uomini, tutti residenti tra Malito e Grimaldi.

Allora, alla vista di una pattuglia dell’Arma che stava eseguendo un normale controllo della circolazione, avrebbero cercato di liberarsi di un involucro gettandolo dal finestrino dell’autovettura su cui viaggiavano.

L’azione, per quanto veloce, fu però notata dai Carabinieri e l’involucro venne subito recuperato, scoprendo così che conteneva alcune dosi di cocaina.

L’episodio ha fornito l’input per avviare una complessa attività investigativa e, dagli approfondimenti eseguiti si è arrivati alla scoperta della piazza di spaccio di Malito.

L’APPUNTAMENTO E LA STRETTA DI MANO

Da quanto hanno spiegato gli stessi investigatori, ampi sarebbero stati anche i margini di guadagno per gli spacciatori: dai 5 euro per una storia di marijuana, oppure una birra di hashish, sufficienti a soddisfare la singola consumazione individuale; ai 500 per un pallone da quasi 200 grammi di marijuana da poter condividere con più persone e più a lungo.

A richiesta erano inoltre disponibili vari quantitativi di cocaina e per tutte le tasche, dai 60 euro per una pietruzza ai mille per una pezzata.

Tutti termini, questi elencati, che ormai rientrano nel bagaglio lessicale comune ad ogni pusher.

Tra l’altro, concordato un appuntamento con un messaggio inviato tramite le moderne applicazioni di messaggistica, ecco che avveniva lo scambio per strada, tra una stretta di mano e l’altra oppure nel corso di un breve saluto tra conducenti di due auto, confusi fra i passanti, gli automobilisti e la normalità del vivere quotidiano. La cadenza di questi scambi, prevalentemente serali, era pressoché oraria.

Le investigazioni – eseguite sia tramite le intercettazioni di numerose utenze telefoniche degli indagati che mediante la collocazione strategica di diverse telecamere nel centro urbano di Malito - ha portato ad identificare 24 assuntori e di immortalare ben 63 episodi di cessione di stupefacenti.

Oltre 200 invece quelli ricostruiti complessivamente a seguito dei contatti intercorsi tra venditori e acquirenti in oltre un semestre di indagini.

LE CONSEGNE A DOMICILIO O NELL’AREA DI SERVIZIO

Gli spacciatori sarebbero stati capaci poi di trovare una soluzione per qualsiasi esigenza: se il cliente non poteva muoversi da casa per qualsiasi ragione o non era nelle condizioni di transitare per il centro storico di Malito, lo stupefacente gli veniva consegnato a domicilio o quantomeno veniva fissato un appuntamento nella più vicina area di servizio, quella di Savuto, lungo la Statale 616.

La gran parte degli avventori identificati, vista l’imponente mole di materiale di prova raccolto dai militari, e per non rischiare di essere denunciati alla Procura di Cosenza per favoreggiamento personale, ha così ammesso il proprio stato di dipendenza, ha riconosciuto formalmente gli spacciatori e fornito delle dichiarazioni utili per documentarne le responsabilità in modo ineluttabile.

“IL LIVELLO CRIMINALE SUPERIORE”

Le intercettazioni e i pedinamenti operati meticolosamente dai carabinieri nei confronti dei numerosi indagati, avrebbero consentito non solo di arrivare ad una completa mappatura della fitta rete di relazioni esistenti tra i pusher malitesi, ma anche di individuare ed “aggredire” quello che viene ritenuto “il livello criminale superiore”.

Parliamo, cioè, del canale di approvvigionamento, emerso via via anche grazie ai numerosi ritrovamenti di sostanze illecite e ai riscontri effettuati, permettendo agli inquirenti di risalire al fornitore cosentino della droga.

Responsabilità che sono state documentate con riscontri oggettivi consentendo alla Procura di chiedere ed ottenere le misure cautelari personali anche nei suoi confronti.

IL TRASPORTO DELLO STUPEFACENTE

Diversi, poi, i metodi che i pusher avevano escogitato per trasportare lo stupefacente nella Valle del Savuto senza cadere nelle maglie dei controlli dei Carabinieri.

Gli indagati, infatti, sarebbero stati soliti organizzare meticolosamente l’approvvigionamento della droga, viaggiando su due distinte autovetture così da minimizzare i rischi connessi.

La prima auto, con a bordo una sola persona, faceva da vedetta, lanciando l’allarme ai complici in caso di avvistamento delle pattuglie dell’Arma; a seguire la seconda automobile, su cui viaggiava il resto della banda e lo stupefacente, e che era invece pronta a cambiare in modo veloce il percorso in caso di necessità.

LA DROGA NELLE MUTANTE DELLA FIDANZATA

Gli investigatori hanno anche documentato “in modo oggettivo” il ruolo di una delle compagne dei pusher, oggi anch’essa raggiunta dalla misura cautelare.

La donna sarebbe stata sempre al seguito del fidanzato così da permettergli di fornire un’immagine di apparente normalità agli occhi degli sconosciuti, ma anche nascondendo tra i propri indumenti intimi lo stupefacente in caso di eventuale necessità.

Secondo gli investigatori, dunque, si tratterebbe di “una squadra di persone esperte” nel traffico della droga e tra l’altro anche molto affiatata: a riprova il fatto che i presunti componenti della banda fossero soliti appellarsi l’un l’altro con il termine di “brother”, ovvero di “fratello”, da cui il nome dell’operazione che oggi ha fatto scattare le manette ai loro polsi.

Contestualmente alle misure cautelari personali, i Carabinieri hanno eseguito anche cinque decreti di perquisizione domiciliare, emessi dalla Procura, nei confronti di altri soggetti anch’essi indagati in stato di libertà per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti in concorso.

L’operazione è stata condotta dai militari del Comando Provinciale di Cosenza, supportati dal personale della Compagnia di Intervento Operativo del 14° Battaglione Carabinieri Calabria e del Nucleo Cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia.

I reati contestati ai cinque sono di detenzione e cessione di stupefacenti aggravata e continuata e di favoreggiamento personale.