Accoltellò presunto ladro trovato in casa, giudizio immediato per macellaio

Reggio Calabria Cronaca

Andrà a processo il prossimo 27di dicembre, in Corte d’Assise a Reggio Calabria, Francesco Putortì, il macellaio di 48 anni, incensurato, che è accusato dell’omicidio volontario di un 30enne catanese, Alfio Stancampiano, dopo che questi si sarebbe introdotto in casa sua insieme ad un presunto complice, il 46enne Giovanni Bruno, che rimase invece ferito riuscendo dopo la fuga a prendere un traghetto per ritornare in Sicilia ed essere poi ricoverato nell’ospedale di Messina.

Come richiesta dal pubblico ministero Nunzio De Salvo, che ha coordinato le indagini, è stato disposto infatti il giudizio immediato.

I fatti risalgono al 27 maggio scorso (QUI): secondo la ricostruzione degli inquirenti i due, la vittima ed il ferito, avrebbero tentato il colpo in casa di Putortì, quando quest’ultimo li avrebbe sorpresi al piano superiore della palazzina, in contrada Oliveto di Rosaio Valanidi, nella periferia sud del capoluogo.

Come raccontato dallo stesso indagato agli inquirenti, afferrato un coltello, nel corso di una colluttazione, avrebbe quindi inflitto dei fendenti contro Stancampiano e Bruno che sarebbero così scappati, perdendo nella fuga anche due pistole rubate a casa del macellaio, che le deteneva legalmente.

Il 30enne era stato ritrovato successivamente nei giardini dell’ospedale Morelli di Reggio Calabria, dove era poi deceduto, evidentemente abbandonato dai complici.

La ricostruzione fatta dall’indagato, arrestato qualche ora più tardi (QUI), però, non ha mai convinto gli investigatori, anche per il fatto che i presunti ladri erano stati entrambe accoltellati alle spalle, si presume proprio mentre fuggivano.

Putortì, che da allora è stato sottoposto alla detenzione in carcere, ha invece sempre sostenuto di essersi difeso da un’aggressione: versione che il 48enne avrebbe riferito alla polizia dopo più o meno un’ora e mezza dai fatti, dopo che sarebbe stato trovato morto Stancampiano.

Non si esclude che i familiari di quest’ultimo e di Bruno decidano di costituirsi parte civile nel processo. L’indagato è difeso dagli avvocati Giulia Dieni e Natale Polimeni.