Furto in casa finito male: in manette altri due presunti membri della banda
La Sezione Omicidi della Squadra Mobile di Reggio Calabria ha arrestato due persone, ritenute appartenere al gruppo di catanesi che avrebbero compiuto il furto, aggravato, avvenuto nel maggio dell’anno scorso in una abitazione di località Rosario Valanidi, periferia sud di Reggio Calabria, e che costò la vita ad un altro di loro ed il ferimento di un altro ancora (QUI).
Le indagini, come noto, sono scattate proprio dall’omicidio e dal tentato omicidio di quest’ultimi due: secondo gli inquirenti, con il concorso degli altri complici, la mattina di quel 27 maggio del 2024, parteciparono al colpo entrando nella casa dover furono però sorpresi dal proprietario che li colpì con un coltello.
La fuga e la morte
Ciononostante i malviventi riuscirono a guadagnare la fuga, grazie ad un terzo complice fermato dagli uomini della Mobile nei pressi degli imbarcaderi di Villa San Giovanni, mentre era alla guida dell’auto usata per scappare.
Attinto dai colpi inferti, uno dei due soggetti, il 31enne siciliano Alfio Stancampiano (QUI), venne abbandonato all’ingresso dell’ospedale Morelli di Reggio Calabria dove fu poi ritrovato morto (QUI), mentre l’altro, il 47enne Giovanni Bruno, anch’egli di Catania, venne rintracciato dalla polizia nel policlinico di Messina, in condizioni critiche, e sottoposto ad accertamenti.
L’impronta sull’auto
Quest’ultimo, insieme a un quarto complice sono i destinatari degli arresti eseguiti oggi, venendo sottoposti entrambi ai domiciliari.
L’ultimo uomo è stato identificato grazie ad una minuziosa opera di individuazione effettuata dagli investigatori, basata sull’acquisizione e l’analisi delle videoriprese di numerosissimi sistemi di videosorveglianza e sulla comparazione di un’impronta digitale isolata sull’auto sequestrata a Villa San Giovanni.
Il rischio di reiterazione
Gli elementi raccolti complessivamente, presentati alla Procura di Reggio Calabria, hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di ricostruire i fatti e di contestare agli indagati l’ipotesi di reato di concorso in furto in abitazione aggravato.
Data la gravità della situazione, ed il pericolo di reiterazione del reato, la stessa Procura ha così chiesto ed ottenuto l’emissione della misura cautelare, subito portata a termine dalla polizia.