Sbarco a Reggio: in viaggio senz’acqua e cibo, fermato lo scafista
Un 33enne senegalese, B.D., è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto - eseguito dalla squadra mobile della questura di Reggio Calabria - con l’accusa di essere stato al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano i cittadini extracomunitari sbarcati nel porto della città dello Stretto nella mattinata del 2 febbraio scorso, dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave “Diciotti” della Capitaneria di Porto, a circa 30 miglia dalle coste libiche.
All’uomo la Procura della Repubblica ha contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché, avrebbe condotto in Italia una piccola imbarcazione sulla quale viaggiava una parte dei migranti giunti sulle nostro coste. Contestate inoltre le aggravanti per aver favorito l’ingresso nel territorio dello Stato a più di cinque persone, in particolare a 28; di averle esposte a pericolo per la loro vita e per la loro incolumità e averle sottoposte a trattamento inumano e degradante, facendoli viaggiare senza acqua né cibo.
Dalla ricostruzione dei fatti ottenuta dagli investigatori della Mobile, è emerso che i migranti, a bordo dell’imbarcazione soccorsa, un piccolo natante in legno che navigava a circa 30 miglia dalle coste libiche, dopo aver pagato un’ingente somma di denaro agli organizzatori del viaggio, sono partiti dalla Libia, per la precisione da Sabratha, senza scorte di cibo e acqua ed in precarie condizioni igienico-sanitarie.
Il fermo è stato convalidato dal Gip presso il Tribunale di Reggio che ha disposto nei confronti del 33enne la custodia in carcere.