I “Tanti Lati-Latitanti”, Ale e Franz fanno il sold out al Cilea
I “Tanti Lati-Latitanti” di Ale e Franz conquistano, fanno riflettere e portano al teatro “Cilea” due meritati sold-out. La compagnia teatrale Officina dell’Arte fa di nuovo centro e con lo spettacolo comico del duo milanese, al secolo Alessandro Besentini e Francesco Villa, sabato sera e domenica, ribadisce la sana filosofia di “fare squadra” per crescere insieme e portare al Sud belle sinergie di arte.
Sicuramente, lo spettacolo del duo comico ha lasciato tante risate ma anche importanti momenti di riflessione sul genere umano, sulle sue debolezze, sul modo di affrontare questa vita bella e luminosa come la luna ma a volte, difficile da “afferrare con le mani”.
Una minimale scenografia dove spicca un albero e appunto una luna, riprendendo la celebre opera “Aspettando Godot” del drammaturgo irlandese Beckett, Ale e Franz raccontano diverse storie di uomini che si incontrano dopo 30 anni mentre vanno a votare, quella di un uomo che entra in chiesa per chiedere ad un Santo la grazia o i due anziani che giocano a bocce e si lasciano andare nei loro strani discorsi.
Racconti surreali di una quotidianità non troppo lontana dalla nostra che mette a nudo l’essere umano e i suoi tanti lati che poi tanto “latitanti” non sono. Ale e Franz sul palco sono amici, complici, sono due grandi attori che sanno catalizzare l’attenzione di un pubblico che non perde nemmeno per un attimo l’attenzione.
Lo sguardo è fisso su quel palcoscenico illuminato da giochi di luce e proiezioni che mettono in risalto i racconti dei due attori introdotti da un vociare assordante perché a volte, le nostre vite sono subissate da inutili voci che tormentano il nostro “io”.
Per quasi due ore, i “cavalli di razza” ripercorrono una vita esorcizzando il timore del “diverso” e con le loro battute, ribadiscono che proprio in quella diversità sta l’unicità di ciascuno. Ma quello che colpisce e tocca i cuori anche più duri, è il finale dove sono le parole della poetessa Alda Merini tratte dalla sua “La terra santa” a svelare l’arcano di questo spettacolo.
“Parte di questo lavoro nasce dalla lettura dei materiali inediti, pensieri e sensazioni scritti dai pazienti dell’ospedale psichiatrico ‘Paolo Pini’ di Milano, ritrovati dopo la chiusura, raccolti e custoditi gelosamente da una dottoressa che non voleva perdere la memoria storica e la ricchezza di persone – spiega Franz a fine show – Noi abbiamo voluto portarli in scena perché dietro ogni paziente c’è una grande umanità che doveva conoscere il mondo. Una purezza d’animo che non poteva rimanere celata”.
La gente si alza in piedi e, idealmente, prova ad abbracciare due grandi artisti che hanno saputo regalare a Reggio Calabria, una serata carica di tante risate ed emozioni che servono a rifocillare i nostri cuori spesso danneggiati da una quotidianità che ci allontana dalla vera essenza di questa vita.