Nuovo appuntamento per la campagna referendaria della Cgil
Quest’oggi è stato un nuovo appuntamento per la campagna referendaria promossa dalla Cgil “Libera il Lavoro con 2 Sì. Tutta un’altra Italia”. Hanno iniziato la loro marcia per tutto lo Stivale i camper del ‘Comitato per il SÌ’, per sostenere i due referendum contro i voucher e per la piena responsabilità solidale negli appalti. In tutte le grandi città d’Italia, dunque, presso le principali sedi delle testate giornalistiche e televisive, come a Roma, Bari, Firenze, Napoli, Milano e Torino, i segretari confederali della Cgil hanno incontrato i lavoratori e i vertici di quotidiani e telegiornali.
Per Vibo Valentia, invece, si è scelto di organizzare un’assemblea con i lavoratori del Centro Progettazione Eni di Triparni, per discutere dell’importanza dei due Sì referendari, ma anche di Mezzogiorno e di sviluppo industriale. Per l’occasione, ai lavori dell’assemblea, che si è svolta questa mattina alle 11, hanno partecipato la Rsu della Cgil Pino Grasso, il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato, il segretario generale della Cgil di Vibo Valentia Luigi Denardo e Vincenzo Colla Segretario Nazionale Cgil.
“Per questa prima tappa del viaggio dei camper per i Sì ai referendum di Cgil - ha spiegato il dirigente sindacale Luigi Denardo - abbiamo scelto questa sede, poiché la riteniamo una realtà rilevante ed un punto strategico per tutto il territorio vibonese e non solo. Vorremmo da qui dare un messaggio significativo per questo importante appuntamento referendario. Da queste parti, poi, c’è qualche ragione in più per dare una risposta positiva ai referendum: perché, altrimenti, significherebbe aggiungere precarietà a precarietà, disagio sociale a disagio sociale. Il bisogno del lavoro, la qualità del lavoro, a queste latitudini, significano anche acquisire diritti, che spesso non ci sono. Significano guadagnare spazi di legalità altrimenti negati”.
E sulla tecnologia, innovazione e possibilità di sviluppo con adeguata qualità del lavoro si è ampiamente soffermato il Segretario Nazionale Cgil Vincenzo Colla: “Questo centro a Vibo Valentia è molto importante per tutto il Sud, ma anche per tutto il Paese. Qui ci sono ragazzi, giovani ingegneri che progettano, fanno ricerca, innovazione. Questa è l’industria 4.0. E non si può fare tutto questo con i voucher. Perché la precarietà fa soggetti precari e fa prodotti precari. Siamo qui perché non possiamo permetterci di avere tanti giovani che vanno all’estero e non ritornano più, perché trattati in condizioni pessime. E loro che vanno via, e che rappresentano il nostro investimento pubblico nelle università, li consegniamo alla Germania, all’America, alla Silicon Valley. Qui, a Vibo Valentia, abbiamo voluto testimoniare l’importanza di questo centro, anche per l’esperienza di investimenti innovativi che ha sviluppato. Abbiamo anche colto alcune preoccupazioni dei lavoratori che consegneremo a livello nazionale. Ed abbiamo, naturalmente, parlato dell’importanza di votare Sì ai due referendum: vogliamo cambiare condizioni di lavoro in questo Paese. E volerlo cambiare significa anche parlare di una idea di politica di sviluppo”.
Un idea di sviluppo che non può prescindere dall’includere anche il Mezzogiorno d’Italia. “Penso che l’innovazione se governata sia una grande opportunità - ha proseguito Vincenzo Colla -. Un computer è tale sia a Milano che a Reggio Calabria. Ma per la tecnologia, è ovvio che bisogna partire dal basso e che ci vuole un buon gruppo dirigente, che ci voglia la competenza professionale che qui c’è, e soprattutto politica ed istituzioni capaci di governare questi processi territoriali. Se l’innovazione la lasciamo fare al solo mercato, otterremo precarietà, e una polarizzazione della ricchezza, senza più redistribuzione ed una concentrazione di ricchezze in poche mani e non per il lavoro. Senza il sud, non ce la fa il Paese. Non possiamo avere un Sud con questi livelli di disoccupazione. Il Sud ha tutte le possibilità di farcela, ma bisogna avere una idea di sviluppo e di futuro”.
Un’idea ben precisa, che si traduce in una altrettanto precisa strategia: “Partiamo dal lavoro per cambiare il Paese - ha concluso Colla - non c’è politica industriale che non concepisce la qualità del lavoro. In tutti quegli Stati in cui è stata concepita un alta qualità del lavoro, sono riusciti a fare grandi prodotti, grandi imprese, grandi Paesi”.