Cutrullà e Russo: “Casa di Nazareth di Vibo soffocata dalla burocrazia”
La Casa di Nazareth di Vibo è al centro di una vicenda singolare e drammatica allo stesso tempo. Una casa accoglienza per uomini e donne sotto la gestione dell'Operem (Opera di religione diocesi di Mileto), ed in particolare del Duomo di Santa Maria Maggiore e San Leoluca, nonché convenzionata con la Regione Calabria, struttura che da quarant'anni ormai nella città apre le porte a chi ha più bisogno, a chi si trova in difficoltà e non sa dove bussare, a chi non ha i soldi per mettere insieme il pranzo con la cena.
"Purtroppo – sostengono però Giuseppe Cutrullà,consigliere provinciale Vibo e Giovanni Russo, Capo Gruppo al Comune - devo constatare come la politica calabrese non faccia nulla per evitare che certa burocrazia umili gli ultimi, dimostrandosi sorda a qualsiasi appello. Da circa due anni questo centro vive una situazione drammatica. Allo stesso è stato infatti imposto dalla Regione Calabria di non dare alloggio gli ospiti per più di due anni. Dunque, dopo i due anni di permanenza, la struttura deve mettere alla porta gli ospiti perché la Regione non paga più la retta, lasciandoli di fatto in mezzo ad una strada”.
“Siamo stati investiti della questione, come rappresentanti istituzionali, da parte dei responsabili della struttura, che – spiegano - ci hanno portato a conoscenza di questa spiacevole situazione. In particolare, a scuotere tutti noi è la storia di una giovane donna approdata due anni fa in questa casa e dopo i due anni, nonostante la relazione degli assistenti sociali dell'Asp attestasse che la stessa ha ancora bisogno di aiuto, non solo per il soddisfacimento dei bisogni primari, ma anche sostegno psicologico ed integrazione sociale, la Regione Calabria non ha rinnovato il nulla osta che avrebbe permesso alla giovane di rimanere nella struttura. In sostanza è come se si fosse detto: buttatela fuori perché in due anni non è riuscita ad inserirsi dal punto di vista sociale e ad autonomizzarsi”.
“La Regione e la funzionaria che si occupa della situazione – dicono ancora Cutrullà e Russo - non hanno mai fornito, tuttavia, uno stralcio di regolamento o di norma che indicasse questo limite temporale dei due anni in struttura loro imposto. I responsabili della struttura hanno peraltro contattato altre strutture calabresi, ma il limite temporale di permanenza pare esista solo per la Casa di Nazareth. Insieme al capogruppo del Pd in consiglio comunale, ho portato a conoscenza, per il tramite della sua struttura, la dott.ssa Roccisano, ma dobbiamo constatare come la stessa sia disinteressata al problema che a noi è parso così prioritario”.
“Nessuna risposta abbiamo ottenuto, e del resto – continuano i due rappresentanti politici - nessuna risposta l'assessore Roccisano sta dando al popolo calabrese. Eppure, viste le deleghe che le sono attribuite, dovrebbe avere al cuore tali situazioni; alcuni interrogativi sono d'obbligo. Può un assessore regionale alle politiche sociali essere insensibile alle problematiche che riguardano le fasce più deboli della nostra società? Può un assessore regionale non ascoltare le istanze di due rappresentanti istituzionali che vivono sul territorio? L'assessore Roccisano ha dimostrato anche in questo caso il proprio fallimento politico, non dimostrandosi diversa rispetto a come già descritta dalla trasmissione televisiva Report sul caso disabili”.
“Nel frattempo, lontano dai palazzi della Regione sotto tutti i punti di vista, la Casa di Nazareth continua a trovarsi costretta a mettere fuori la porta gente bisognosa, che non ha dove dormire e dove mangiare, mentre l'assessore Roccisano se ne sta comoda nel proprio ufficio a far non si sa cosa. Come del resto gran parte della giunta regionale. Siamo davanti – concludono - ad una inqualificabile mediocrità politica, e come sempre a farne le spese sono le fasce di popolazione più deboli".