Disoccupazione giovanile, Pujia alla Regione: finanziare le università calabresi
Riceviamo e pubblichiamo.
Nei giorni scorsi l’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, ha reso noto il rapporto annuale sui dati degli Stati membri e sulle Regioni europee. Ancora una volta la Calabria, purtroppo, colleziona un record negativo che assume le dimensioni di un vero e proprio dramma. Secondo i dati riportati da Eurostat, la disoccupazione giovanile in Calabria risulta essere pari al 65%, il dato peggiore, se si escludono i piccoli territori, tra le 272 regioni dell’Ue.
Leggendo il rapporto Eurostat risulta evidente anche un altro dato negativo, che riguarda l’Italia, e che si incrocia con quello sull’occupazione: la scarsa percentuale di laureati di età compresa tra i 30 ed i 34 anni pari al 26% a livello nazionale (l'Italia risulta penultima in classifica) ed al 24% in Calabria. Questo dato ha una significativa ricaduta sulla situazione economica attuale. Esiste, infatti, uno stretto legame tra investimenti in formazione e sviluppo socio-economico. Numerosi rapporti, a partire da quello dell’Organizzazione mondiale per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE), dimostrano chiaramente il notevole apporto dei laureati allo sviluppo del territorio.
Ad una situazione così drammatica è necessario rispondere con misure straordinarie che necessitano del coinvolgimento e della mobilitazione di tutte le Istituzioni, delle associazioni di categoria, del mondo imprenditoriale e produttivo, e delle forze politiche.
Ognuno di noi è chiamato a dare un contributo d’idee ed a formulare proposte utili per affrontare in maniera efficace questa emergenza che vede ormai da anni la nostra regione agli ultimi posti, in assenza di un piano strategico che abbia l’obiettivo di contrastare la disoccupazione.
Mi permetto, quindi, di dare un modesto contributo al dibattito proponendo alcune soluzioni, corroborate da dati positivi consolidati, che hanno funzionato in analoghe situazioni e che puntano ad investimenti sull’istruzione che più premiano in termini di sviluppo socio-economico e di occupazione.
Avanzo, quindi, alla Regione Calabria una proposta che tiene conto anche di un recente decreto del Ministero dell’Università (DM 987 del 2016). Tale decreto consente alle Università di attivare Corsi di laurea sperimentali ad orientamento professionale, direttamente riconducibili alle esigenze del mercato del lavoro. Questi corsi di laurea prevedono un percorso teorico, attività di laboratorio ed una formazione applicata, pensata in stretta collaborazione con il mondo del lavoro mediante apposite convenzioni con imprese qualificate, associazioni di categoria o Ordini professionali che assicurano la realizzazione di attività di tirocinio curriculare della durata di un anno.
Per l’attivazione di ogni corso di questo tipo occorrono 5 docenti (3 professori e 2 ricercatori). Com’è noto le Università in generale, ma soprattutto le Università calabresi, allo stato attuale non dispongono delle risorse per attivare questi corsi di laurea, se non sacrificando altri corsi già programmati.
La Regione potrebbe intervenire con un piano straordinario finanziando alle università calabresi l’attivazione di 15 nuovi corsi di laurea professionalizzanti, con una spesa complessiva di circa 60 milioni di euro a valere sui fondi POR per consentire l’assunzione di 75 nuovi docenti.
Un progetto del genere, che dovrebbe prevedere anche un’intesa con il Ministero dell’Università al fine di derogare al limite, imposto dallo stesso Miur, di attivazione di un solo corso professionalizzante per ogni Università, garantirebbe, a partire dal 2021, l’immissione nel mercato del lavoro di 6-700 laureati in più rispetto ai circa 7.000 che si laureano nelle tre università calabresi.
Le ricadute occupazionali e quindi socio-economiche, potrebbero essere notevoli proprio in virtù di questa speciale tipologia di corsi.
Ovviamente lo sforzo richiesto alla Regione Calabria è notevole, anche se, considerate le risorse complessive del POR si tratta di una somma non impossibile da individuare e destinare. È evidente, però, che per affrontare una situazione occupazionale così drammatica non sono sufficienti misure ordinarie.
Auspico, pertanto, che si attivi un dibattito su misure destinate ad incidere in maniera stabile sulla disastrosa situazione socio-economica della Calabria e che tale idea, seppur eventualmente rimodulata, possa essere accolta e fatta propria dai destinatari di questa lettera.
Arturo Pujia, Presidente Fondazione UMG