Presentazione libro “Rosso pompeiano di Abdon Alinovi”
Venerdì 5 maggio alle 17.30 si terrà a Villa Rendano la presentazione del libro “Rosso pompeiano di Abdon Alinovi”, ne parlano Francesca Izzo Università “L’Orientale” di Napoli e componente del Comitato Scientifico Fondazione Istituto Gramsci, Cesare Marini e Massimo Veltri presidente comitato Scientifico Fondazione Giuliani.
In Rosso Pompeiano, attraverso il racconto di momenti ed esperienze della propria vita, Abdon Alinovi illustra la forza, la profondità e l’originalità di una cultura politica: è la cultura del “partito nuovo” di Togliatti e della elaborazione e del lascito di Gramsci. Quali erano, secondo il racconto di Rosso pompeiano, i nuclei di quella cultura politica? Essenzialmente un’idea (e una pratica) di politica e di partito. La politica è intesa come la capacità di elaborare e trasformare gli interessi e le necessità delle classi subalterne in una competitiva, rispetto a quella dominante, visione dell’interesse nazionale , come partecipazione democratica e come esercizio di egemonia. E di questi aspetti Alinovi fornisce un ricco campionario. Per quanto riguarda il partito, si tratta appunto del “partito nuovo” che è innanzitutto un’organizzazione di massa, non una setta formata da avanguardie depositarie della vera dottrina che ha la sua identità in un programma politico e non nel classismo socio- logico e nel finalismo massimalista.
Insomma quell’intellettuale collettivo di cui parla Togliatti, cioè il luogo di incontro, di mediazione tra differenti, colti e incolti, di chi sa e chi no, di chi è dentro il recinto della cittadinanza e chi ne è ancora fuori o ai margini, e di costruzione di una autonoma soggettività politica capace di elaborare classi dirigenti autonome e nello stesso tempo in connessione sentimentale con chi dirigono. Un partito che nell’elaborare la propria visione dell’interesse nazionale avrebbe dovuto introiettare il meridionalismo come questione della nazione italiana, proprio per vincere il dualismo strutturale su cui era nata l’Italia e si erano formate le sue classi dirigenti, secondo quanto Gramsci aveva delineato.