Guerra di mafia nel lametino, chiuse le indagini a carico di Alessandro Torcasio
Lo scenario è quello della guerra di mafia avvenuta nel comprensorio di Lamezia Terme, nel catanzarese, che vide contrapposte le cosche di ‘ndrangheta dei “Giampà” e dei “Cerra-Torcasio-Gualtieri”, caratterizzata da una serie di omicidi avvenuti a ridosso degli anni 2010 e 2011.
In questo contesto sarebbero emerse le presunta responsabile, in almeno due diversi episodi delittuosi, di Alessandro Torcasio, 34enne ritenuto elemento di spicco dei “Giampà” e a cui stamani è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura di Catanzaro.
A Torcasio viene contestato, in particolare, il tentato omicidio di Nicola Gualtieri, detto “coccodrillo”, avvenuto prima dell’agguato di cui lo stesso era rimasto vittima nel novembre del 2010. Un episodio che, secondo gli investigatori, si inquadrerebbe in particolare, in una strategia criminale messa in campo sia per eliminare gli esponenti del clan avverso, i “Cerra-Torcasio-Gualtieri” appunto, ma anche per mantenere il predominio criminale sul territorio di Nicastro.
Dalle indagini emergerebbe che il 34enne, in quell’occasione, si sarebbe appostato in una piazzola che sovrasta la Casa Circondariale di Lamezia aspettando che Gualtieri rientrasse in carcere (era sottoposto alla semilibertà) e con un micidiale mitragliatore Kalashnikov, tentò di sparare contro la vittima che fu allora fortunata: l’arma, infatti, si inceppò e Gualtieri scampò così all’agguato.
L’altro fatto contestato a Torcasio è poi il tentato omicidio di Ottorino Rainieri, esponente di spicco sempre dei “Cerra-Torcasio-Gualtieri”. Secondo gli inquirenti, tra il 25 novembre del 2010 ed il 16 dicembre dello stesso anno, su mandato del capo cosca Giuseppe Giampà e con la collaborazione di Giuseppe Catroppa e Luca Piraina, il 34enne, di nuovo armato di kalashnikov ma anche di una pistola calibro 9, sapendo che la vittima sarebbe dovuta rientrare a casa del padre, perché sottoposto alla sorveglianza speciale, si sarebbe appostato diverse volte nei terreni adiacenti l’abitazione: anche in questo caso però non sarebbe riuscito nell’intento omicida dato che Rainieri non venne individuato.
I due fatti sarebbero confermati anche dai riscontri eseguiti dalla squadra mobile reggina alle dichiarazioni rilasciate da diversi collaboratori di giustizia, esponenti dei “Giampà”.
Torcasio, inoltre, è ritenuto il responsabile di due episodi di estorsione consumati nei confronti di altrettante attività commerciali, e ai cui proprietari, T.P. e V.G., è stata anche contestata l’ipotesi di favoreggiamento dato che, sentiti dagli investigatori avrebbero fornito delle dichiarazioni false per sviare le indagini.
Le investigazioni a carico del 34enne sono state disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Capo Nicola Gratteri e coordinate dall’Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Elio Romano.