Imprenditore ritenuto legato alle cosche Lametine: scatta la confisca, sigilli a beni per 1,2 mln

Catanzaro Cronaca

Ammonta a circa un milione e duecentomila euro il valore dei beni confiscati stamani, tra la Calabria ed il Piemonte, a Giorgio Galiano (65 anni) ed alcuni suoi presunti prestanome.

Secondo gli inquirenti Galiano sarebbe stato dapprima un affiliato alla pericolosa cosca di ‘ndrangheta lametina dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e successivamente - dopo aver subito anche un attentato - si sarebbe avvicinato a quella dei Giampà, fino a farne parte a tutti gli effetti, come ha sentenziato una condanna a suo carico passata in giudicato nell’ambito del cosiddetto “Processo Perseo”, relativo proprio a questo clan (LEGGI).

Ad eseguire la misura sono state le fiamme gialle della città della Piana, coordinate dalla Dda di Catanzaro, apponendo i sigilli a beni immobili e mobili, aziende e disponibilità finanziarie riconducibili all’uomo.

I BENI CAUTELATI

Cautelati, nel particolare, un terreno, a Lamezia, intestato formalmente ad un prestanome, con annessi dei fabbricati costituiti da un edificio di tre piani fuori terra, in pratica l’abitazione principale della famiglia di Galiano e dei suoi figli.

Inoltre, e sempre a Lamezia, un capannone e i magazzini di un opificio per la lavorazione di prodotti caseari e usato anche come ricovero attrezzi o garage; una dépendance usata come “cucina rustica”; due uliveti; un fabbricato utilizzato come magazzino; un altro terreno coltivato ad uliveto.

A Novara, invece, confiscato un fabbricato composto da un magazzino. E poi, quote societarie e l’intero compendio aziendale di due società di capitale; le quote societarie di una società di persone; una ditta individuale; altre quote e compendio di una società di persone che opera nel commercio di prodotti tipici ubicata (ancora a Novara); infine, disponibilità finanziarie per oltre 30 mila euro.

GDF: UNA VITA AGIATA COI PROVENTI ILLECITI

Il provvedimento eseguito oggi è stato emesso dalla Seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro, su richiesta del Procuratore distrettuale antimafia del capoluogo, sulla base delle informative del gruppo della Guardia di finanza lametina, all’esito del procedimento “prevenzionale”, nell’ambito del quale, già nel luglio del 2017, erano stati sequestrati preventivamente i beni oggi raggiunti dalla confisca (LEGGI).

Le indagini delle fiamme gialle, difatti, avrebbero consentito di mettere in luce, pienamente, la presunta e “spiccata pericolosità sociale” di Giorgio Galiano che secondo gli investigatori sarebbe stato dedito a compiere gravi reati e dei cui proventi sia lo stesso che i suoi familiari avrebbero vissuto abitualmente: in modo agiato e per anni.

Per questo è stata richiesta e ottenuta anche l’applicazione della sorveglianza speciale, con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza per cinque anni, misura, questa, eseguita dagli agenti del commissariato della polizia di Lamezia Terme.

Secondo i militari, che hanno analizzato sia il patrimonio che i redditi dell’uomo, i beni in suo possesso sarebbe di un “valore del tutto sproporzionato ed ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto dall’indagato”.

Va sottolineato, infine, che al termine del procedimento, il Tribunale di Catanzaro ha anche disposto la restituzione di alcuni beni sequestrati preventivamente, di cui gli stessi interessati hanno dimostrato la provenienza lecita.