‘Ndrangheta, imprenditore condannato a Milano, attenuante per collaborazione
Il gup di Milano, Enrico Manzi, ha condannato a 3 anni e 4 mesi con il rito abbreviato l'imprenditore Maurizio Luraghi, accusato per la bancarotta da un milione e 850mila della 'Lavori Stradali', società che, secondo la Procura, era gestito di fatto dal clan dei Barbaro. Il giudice ha riconosciuto all'imputato l'attenuante della collaborazione con il conseguente annullamento dell'aggravante della contestata agevolazione mafiosa. L'avvocato Vinicio Nardo, difensore di Luraghi, aveva chiesto l'assoluzione dall'accusa di bancarotta aggravata dalla finalità mafiosa ed emissione di fatture false, invocando per il suo assistito la scriminante dello 'stato di necessità'. Secondo la tesi difensiva, Luraghi era stato costretto, di fronte a un paventato grave danno per lui o per i suoi familiari, a versare circa 973mila euro al boss Salvatore Barbaro, dietro uno schermo di un giro di fatture false. In questo modo avrebbe distratto 779mila euro dalla società, provocandone il crack valutato di un milione e 850mila euro. In subordine, Nardo aveva chiesto in caso di condanna di riconoscere al suo assistito l'attenuante che la legge 152/91 sulla criminalità organizzata concede a chi, dissociandosi, si adopera per evitare che l'attività delittuosa proceda. Richiesta che è stata accolta oggi dal gup. Nello stesso procedimento sono coinvolti per concorso nelle stesse accuse anche i fratelli Salvatore e Rosario Barbaro, in quanto ritenuti amministratori di fatto della società. Salvatore e la moglie Serafina Papalia proseguiranno l'udienza preliminare il 3 dicembre. Rosario Barbaro è stato condannato in abbreviato a 3 anni e 2 mesi di reclusione.