10 mila piante di marijuana al posto degli ulivi, nei guai la convivente di Emanuele Mancuso
Un’estesa piantagione di marijuana composta da circa 10 mila piante adagiate su cinque diversi appezzamenti di terreno terrazzati e una volta coltivati ad uliveti: il tutto servito da un accurato e complesso sistema di irrigazione.
A scoprire la coltivazione sono stati gli uomini del Commissariato di polizia di Serra San Bruno, diretto da Valerio La Pietra, mentre perlustravano alle prime ore del mattino una zona di località Santa Barbara, nel comune di Capistrano, nel vibonese.
Nella piantagione sono stati trovati diversi attrezzi agricoli, tra cui una motozappa, un decespugliatore a scoppio, una pompa per la diffusione di antiparassitari e altro; poco distante, in una baracca in legno, un essiccatore a due livelli nel quale vi era una notevole quantità di stupefacente già raccolto.
Una coltivazione ben organizzata, dunque, per ottenere un raccolto continuo ed intensivo: le piante erano di diversa altezza e differente grado di maturazione, per poter assicurare un rifornimento costante sul mercato. Il complesso apparato di tubi per l’irrigazione e l’impianto per la fornitura di energia elettrica erano collegati ad un’abitazione nelle immediate adiacenze.
In due, padre e figlia, sono così finiti ai domiciliari: si tratta di cinquantottenne di Capistrano, impiegato alle Poste, Carlo Chimirri e, appunto, la figlia, Nensy Vera, studentessa 25enne, che gli investigatori indicano come la convivente di Emanuele Mancuso, 29 enne pregiudicato, figlio di Pantaleone “L’ingegnere”, proprio ieri finito in arresto nel corso di un blitz dei carabinieri.
I due Chimirri dovranno rispondere di coltivazione ai fini di spaccio di stupefacenti. Le diecimila piante, che sul mercato avrebbero fruttato non meno di 500 mila euro, sono state campionate e poi distrutte.