Ferro esprime rammarico per la chiusura dell’Osservatorio Falcone-Borsellino
“La notizia della chiusura dell’attività dell’Osservatorio Falcone-Borsellino-Scopelliti, annunciata dal presidente Carlo Mellea per mancanza di fondi, suscita grande amarezza. Non riesco a cr affermare la cultura della legalità e della giustizia soprattutto tra le giovani generazioni".
"Un impegno che forse non ha avuto la giusta attenzione da parte di tutte le istituzioni tenuto conto del suo grande valore in una terra difficile come la Calabria: conosco Carlo Mellea, la passione che ha messo nella guida dell’Osservatorio, e sono certa che se ci fossero state le condizioni di contesto per andare avanti, non avrebbe mai pensato di gettare la spugna. Forse anche lui si è sentito tradito, come tanti servitori dello Stato, da chi avrebbe dovuto affiancare questa battaglia civile che ha puntato a tenere accesa nei giovani la fiamma della memoria di magistrati come Falcone, Borsellino, Scopelliti, per alimentare la costruzione di un futuro in cui affermare dei valori della legalità, delle regole, della responsabilità, del rifiuto della mafia con le sue logiche di violenza e di prevaricazione".
"Valori che rappresentano l’unica opportunità di un futuro per una Calabria che vede il suo ricco patrimonio paesaggistico, ambientale, culturale, messo a rischio dalla malapianta della criminalità che non solo insanguina le strade, ma deturpa il territorio, distrugge l’economia, vanifica le opportunità di crescita per i nostri giovani che si trovano costretti ad andare via per mettere a frutto le loro competenze, i loro meriti, le loro energie vitali”.
È così che Wanda Ferro esprime il suo rammarico per la chiusura dell’Osservatorio Falcone-Borsellino-Scopelliti continuando a proferire: “Mellea ha lavorato per venticinque anni per costruire un mutamento delle coscienze, - continua con tenacia la Ferro - che ha saputo andare oltre la semplice indignazione per realizzare un fronte comune contro la criminalità insieme alle Forze dell’ordine ed alla Magistratura. Il merito dell’Osservatorio è soprattutto quello di avere diffuso tra i giovani una presa di coscienza sui danni provocati dalla presenza mafiosa e di avere alimentato quel sentimento di ribellione che considero il più grande gesto d’amore che si può rivolgere alla nostra terra e alle sue comunità. L’Osservatorio si è fatto promotore di una continua sinergia tra scuola, società civile, magistratura, istituzioni, ma anche forze economiche e professionali, con l’obiettivo di coinvolgere nella lotta alla mafia le forze migliori del nostro tessuto sociale”.
“Per non lasciare più isolati ed esposti magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine, amministratori con la schiena dritta: perché non sia più necessario che qualcuno sacrifichi la propria vita per combattere la mafia e difendere la democrazia, la libertà, il futuro. Perché tutta la società civile, a partire dai giovani, sia capace di sconfiggere la paura, di scegliere la strada del dovere. Per usare ancora una volta le parole di un servitore dello Stato ucciso nel compimento del suo dovere, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Ci sono cose che non si fanno per coraggio, si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli”.
“Carlo Mellea ha avuto questo coraggio: spero che le istituzioni lo facciano sentire meno solo - conclude - e diano la possibilità all’Osservatorio di continuare quel lavoro che, passo dopo passo, ha costruito e diffuso nella nostra regione una cultura della legalità, del diritto e della responsabilità, come prerequisito per l’impegno pubblico e civile".