Graziano (Cci): “mentre Renzi cancella Corpo Forestale l’Italia brucia”

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“Il mezzogiorno brucia. Dal parco nazionale del Vesuvio in Campania per finire al cuore della Sicilia, passando per il gran bosco d’Italia in Calabria, il nostro paese, in queste ore, sta perdendo parte del suo inestimabile patrimonio forestale. E tutto questo per colpa dell’insolenza dell’ex governo Renzi e delle sue politiche piegate ai poteri forti europei. Lo avevamo detto nei mesi scorsi, alla vigilia dell’approvazione della riforma Madia, nell'atto di smembramento della pubblica amministrazione, che sciogliere il corpo forestale della Stato avrebbe significato dare un colpo mortale alle politiche di salvaguardia del territorio e delle bellezze naturali. Soprattutto al sud, dove esiste ed è ancora forte e radicata una criminalità rurale che appicca incendi per creare pascolo, che deturpa l’ambiente per fare business e che, negli anni, è stata arginata grazie proprio all'azione pervasiva degli agenti forestali. Renzi ha cancellato, colpevolmente e in blocco, tutta la fase organizzativa, preventiva e investigativa dell’antincendio boschivo”.

A dirlo è il presidente del movimento nazionale Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, solidarizzando con le centinaia di operatori forestali, con le squadre dei vigili del fuoco e con gli ormai ex agenti del corpo forestale che in questi giorni di incendi, sparsi nella quasi totalità del meridione, stanno lavorando alacremente per arginare i roghi e, purtroppo, con il supporto di pochissimi mezzi aerei.

“L’Italia – afferma Graziano – è il paese con la più grande ed importante flotta aerea antincendio. Eppure, per la beffa della legge Madia, la maggior parte dei mezzi, quest’anno, è rimasta chiusa negli hangar mentre molte regioni d’Italia sono in preda alle fiamme. E questo perché con la riforma di riorganizzazione della pubblica amministrazione, insieme alla dispersione del personale forestale in parte nei vigili del fuoco parte nell'arma dei carabinieri parte in altri organi ed enti, c’è stata anche la parcellizzazione dei mezzi e delle competenze in forza al corpo. Creando, di fatto, un pauroso buco organizzativo. Non è aumentato, infatti, il numero degli incendi rispetto alla media degli altri anni, viceversa, si sono estese le aree dei fuochi e la durata degli stessi. E questo perché mancano, oltre ai mezzi aerei, anche le figure di chi dirige le operazioni di spegnimento (l’ex Dos) e perché è stato assegnato ai vigili del fuoco, formati da sempre per domare i roghi di prossimità, anche le funzioni dell’antincendio boschivo dapprima di competenza proprio del corpo forestale dello Stato”.

“Ma a preoccupare – prosegue il presidente del Cci - è il futuro. Infatti, una volta chiuso questo particolare momento di emergenza che tra l’altro stiamo affrontando con il supporto dei canadair francesi mentre i nostri restano a terra! Rimarrà da affrontare il vero problema legato alla criminalità dei boschi. Gli incendi sono solo alcuni effetti eclatanti dell’opera delinquenziale e malavitosa che prolifera attorno al patrimonio boschivo. Chi porrà un freno a questo fenomeno se Renzi ha cancellato l’unico corpo di polizia specializzato ad arginare il crimine ambientale? Purtroppo nessuno. Perché i carabinieri forestali sono in numero minore rispetto agli ex agenti Cfs, e i vigili del fuoco non hanno competenze in materia”.

“Oltre al fatto - conclude - che è stato, appunto, cancellato in blocco il coordinamento del Corpo forestale che fino allo scorso anno coordinava le operazioni di intervento, in casi di emergenza, e le attività di indagine per risalire agli autori dei reati contro il patrimonio ambientale e forestale”.



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