Controlli alla discarica di Celico. Il Cap non si fida dell’Arpacal

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Il 12 settembre scorso, alcuni tecnici dell’Arpaca si sono recati nell’impianto della società Miga, a Celico, per prelevare alcuni campioni d’aria in uscita dal biofiltro che dovrebbe limitare gli odori diffusi dalla lavorazione dei rifiuti. Al sopralluogo erano presenti i tecnici dei comuni di Celico e Rovito e quelli del Comitato Ambientale Presilano.

“Per l’ennesima volta – sbottano dal Cap - abbiamo avuto conferma di quello che denunciamo da anni e cioè che non possiamo fidarci di Arpacal e di conseguenza del Dipartimento Ambiente che dovrebbe essere l’ente che dispone il tipo e la quantità di verifiche da effettuare”.

Il comitato sostiene che da qualche giorno nell’impianto avrebbe notato dei movimenti di operai che sarebbero stati assenti da molto tempo oltre ad un odore definito “sgradevole” che si sentiva nei dintorni dell’impianto.

“Durante i campionamenti effettuati per verificare l’emissione di sostanze odorigene - affermano ancora dal Cp - abbiano notato che tutte le porte dei capannoni erano aperte. Inoltre, durante il primo campionamento, i tecnici hanno avuto difficoltà a creare la dovuta depressione nell’apparecchiatura che doveva prelevare l’aria in uscita dal filtro. Abbiamo chiesto di mettere a verbale queste incongruenze, suscitando l’irritazione prima del gestore e poi di Arpacal, fino al punto che entrambi si sono rifiutati di sottoscrivere un verbale”.

A questo punto il Comitato Ambientale si rivolge direttamente al Governatore Mario Oliverio chiedendogli apertamente “se sia ancora tollerabile che Arpacal continui a non rispettare i propri compiti d’istituto che sono la tutela dell’ambiente e quindi delle popolazioni. MiGa – sostengono ancora dal Cp - ha affermato che i prelievi sono stati effettuati a sorpresa, ma guarda caso nell’impianto, che ricordiamo è chiuso da mesi, nella mattinata prevista per il sopralluogo era presente il loro chimico”.

Al Cap appare “strano” poi che i tecnici dell’azienda regionale “abbiano sostato sul luogo dei prelievi per quasi un’ora senza che sia stata data possibilità, da parte del Gestore che accampava diverse scuse, ai tecnici dei comuni e del CAP di verificare cosa stessero facendo”.

Il Comitato invita allora il presidente della Regione a “riprendere in mano la questione. C’è qualcuno – affermano - che gioca sulla nostra salute. Tra qualche giorno scade la sospensione decretata per 90 giorni e il suo rinnova è indispensabile.

Ci spieghi il Dipartimento Ambiente a cosa serve il controllo delle emissioni odorigene in uscita dal capannone nel quale non vengono lavorati rifiuti da quasi 90 giorni, con tutte le porte aperte che impediscono la depressione del sito e il convogliamento dell’aria sul filtro. Ci dica anche – proseguono - come mai ancora non sono state avviate le verifiche richieste dalla commissione tecnico-legale”.

Il Cap poi sbotta: “è arrivato il momento nel quale ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, anche perché c’è chi mette in giro notizie prive di ogni fondamento, come quella secondo la quale l’impianto è chiuso per l’impossibilità di raggiungere la discarica con il viadotto chiuso o che continuano ad essere interrati rifiuti privati. La Regione ha imposto la sospensione di ogni tipo di conferimento solo ed esclusivamente perché la popolazione si è mobilitata e 13 consigli comunali, all’unanimità, hanno deliberato per chiedere la sospensione”.

“La sospensione – spiega - è frutto solo della determinazione del popolo presilano, sostenuto dalle istituzioni locali, che non è più disposto a subire le connivenze tra burocrazia regionale e imprenditori. Non permetteremo che i tre mesi di aria pulita di questa estate – concludono dal Comitato - siano solo un episodio passeggero e che si debba tornare a chiudere le finestre perché qualcuno, negli anni passati, ha rilasciato delle autorizzazioni in violazione di norme cogenti”.