Moser: C’è troppo traffico, ciclisti indifesi

Catanzaro Attualità

«C’è sempre più traffico sulle strade e i rischi sono sempre maggiori. Mi è capitato più volte di vedermi passare una moto a pochi centimetri. Ma questo fa parte del rischio dell’andare sulla strada. Là un ciclista è indifeso e deve stare molto più attento degli altri. Anche se ha ragione...». Addolorato dell’incidente di Lamezia Terme anche un campionissimo come Francesco Moser. Ironia della sorte proprio sabato, il giorno prima della tragedia, l’ex primartista dell’ora aveva partecipato ad un convegno in Piemonte sulla sicurezza in bicicletta. «Sono cose che possono succedere - dice al telefono -, mi ricordo un caso analogo una ventina di anni fa nella zona di Milano. Per fortuna succedono poche volte». L’ex campione, che a giugno compie 60 anni, non ha perso il “vizio” della bici, se la porta sempre dietro, perfino in vacanza. «Conosco la strada dove è avvenuto l’incidente – dice -, ci ho fatto anche io delle “passeggiate” in vacanza. È dritta e “pulita”, ma certo se ti arriva addosso una Mercedes... Queste sono cose fuori controllo. Il casco? Ti protegge solo se cadi per conto tuo, e sarebbe meglio evitare di andare troppo in gruppo, così si diventa bersagli più grandi. Le ciclabili? Certo di circuiti di 1-1,5 km senza auto ce ne vorrebbero di più, specie per difendere i bambini che vanno in bicicletta. Ma anche quelli sui pattini o che fanno jogging».

Molto scosso per quanto avvenuto in Calabria anche un corridore emiliano, Riccardo Riccò, 27enne, uno degli emergenti del ciclismo italiano, grande specialista in salita. «Le strade sono diventate pericolose – concorda -, la gente non ha più pazienza e al volante va troppo forte». Un anno fa, più o meno di questi tempi, se la vide brutta anche lui: in allenamento si vide stringere da una pullman, soltanto grazie alla sua prontezza di riflessi e al suo fisico riuscì a lanciarsi fuoristrada e a salvare la pelle. «Riuscii a buttarmi sull’erba - ammette - altrimenti sarei finito sotto». Ancora una volta l’imputato numero uno è la velocità e la disattenzione al volante, anche se in questo caso c’è dell’altro. «So che il guidatore non era lucido...» aggiunge Riccò, che se dovesse dare un consiglio ai ciclisti della domenica direbbe: «Sarebbe meglio percorrere le strade secondarie, c'è meno traffico». Ma un appello si sente di rivolgerlo anche alle autorità: «Le piste ciclabili attualmente esistenti in Italia non sono il massimo, poche sono fatte bene. In più andrebbero fatte come si deve, senza trovare birilli ogni cento metri. Le migliori? A Trento e Bolzano».