Incendi. De Pretis e Sangineti interrogano il Ministro dell’ambiente

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La senatrice De Petris capogruppo di Sel ed il professore dell’università rendese Battista Sangineto si sono rivolti al presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro dell’ambiente per chiarire cause ed effetti degli innumerevoli incendi propagatisi quest’estate nel territorio calabrese.

“Quest’anno si è verificato un aumento del 70% rispetto all'anno scorso con 7.773 episodi registrati dal sistema regionale, particolarmente colpiti i territori di Longobucco e Morano nel cosentino dove le fiamme hanno raggiunto e devastato gran parte delle aree protette del Pollino e della Sila” - è quanto riporta la nota aggiungendo che secondo il responsabile della Protezione Civile Carlo Tansi ‘si tratta di una strategia criminale ben organizzata sul territorio, sulle cui cause è necessario faccia luce la magistratura’.

“Non è chiaro – prosegue l’interrogazione – come la Regione Calabria abbia approvato solo il 12 giugno del 2017 il piano Aib, e sottoscritto la convenzione con i Vigili del Fuoco solo il 4 luglio. Indubbiamente la riforma sullo smembramento del Corpo Forestale, approvata ad agosto scorso, ha reso più difficile la prevenzione e l’intervento sugli incendi boschivi per la mancanza di opportuni mezzi e personale specializzato”.

“Sulla base del rischio idrogeologico nel territorio calabrese, ed in particolare per quanto riguarda il rischio frane che deriva dalle piogge autunnali specie nel territorio cosentino – si chiede al Governo – di intervenire col ripristino del personale e la modifica da parte di esso alla riforma”.

Si fa richiesta in conclusione della “valutazione dello stato di emergenza; degli enti locali che abbiano realizzato un percorso dettagliato dei roghi al catasto finalizzato alla predisposizione dei vincoli d’uso del suolo; di quanti operatori di Calabria Verde siano stati effettivamente coinvolti nello spegnimento e monitoraggio dei territori; con quali modalità e costi la Regione abbia fatto ricorso a velivoli privati della Protezione Civile insufficienti per numero alle attività”.