Pri Reggio: “città sott’acqua non per il maltempo ma per la cattiva amministrazione”
“Chi ha scarsa memoria è condannato a ripetere gli errori del passato, così, a due anni esatti dall’alluvione che colpì il Reggino, causando non pochi danni nella Locride, Reggio si è svegliata sommersa da acqua, fango e detriti. Eppure un’allerta meteo era stata inviata già nella giornata del 5 novembre. Andata via l’acqua, rimane il fango e la terra”.
È quanto afferma Demetrio Giordano, Responsabile Giovanile della Federazione Metropolitana del Partito Repubblicano Italiano di Reggio che evidenzia una situazione territoriale in cui “gli incendi estivi hanno senza alcun dubbio indebolito strutturalmente il terreno: venendo meno gli alberi, la terra scende liberamente in mezzo alla strada. Occorre riqualificare il territorio, bonificando interamente le aree verdi dando maggiore solidità a tutte quelle zone già ad alto rischio idrogeologico. Reggio sta affondando nella paludosa sopraffazione addobbata a pseudo-legalità, nella miseria, nella indifferenza, e si nella corruzione e nell'assenza di responsabilità (o incapacità irresponsabile). Laddove ora anche il dissesto idrogeologico produce, in senso concretamente sostanziale, l'effetto dell'affondamento. Possiamo ora cominciare a narrare la nostra Atlantide”.
“Quante volte, - ricorda amareggiato il direttivo - dal suo completamento, la rotatoria di San Leo si è trasformata in una piscina? Non si è mai intervenuto strutturalmente sulle criticità alla base del problema, si è solo pensato a pulire la zona una volta finito il mal tempo. Non serve un ingegnere per capire che se l’acqua non defluisce nei pozzetti (che il più delle volte sono otturati abusivamente dai cittadini per “salvaguardare” la proprietà) andrà a finire nella zona della città a quota più bassa, e quindi ritrovarci allo stadio sommersi dall’acqua. Se i torrenti sono quasi completamente asciutti, così come lo era il Calopinace, e le strade stracolme di acqua e detriti, allora qualche domanda deve essere posta”.
“Non si può non parlare di cattiva progettazione, oltre a parlare di cattiva manutenzione. Se il vecchio Genio Civile insegnava che le strade dovevano essere “a schiena d’asino” in modo che le acque potevano sparire nei tombini – ha concluso - oggi invece a sparire sono i tombini. Purtroppo ci rimangono gli asini”.