Demenze: l’equipe della Ra.gi. ospite dell’associazione “50&più”
«Catanzaro: Nuove realtà, prospettive e speranze per meglio con-vivere con le demenze. “Il Metodo T.E.C.I.”», è questo il titolo scelto per la serata organizzata dall’associazione “50&più”, guidata da Giuseppina Belardinelli, che ha visto protagonista la Terapia Espressiva Corporea Integrata, metodologia di cura ideata dalla psicologa e terapeuta espressiva corporea Elena Sodano.
L’evento si è svolto al Musmi, con il sostegno della Provincia di Catanzaro, nella serata di giovedì 9 novembre ed ha visto la partecipazione dell’équipe di terapeuti della Ra.Gi. Onlus, per una spiegazione del metodo da un punto di vista globale e del dottor Roberto la Cava.
La sensibilità e l’interesse dimostrati dall’associazione “50&più” per l’argomento, hanno permesso al pubblico presente nella sala conferenze del Musmi di conoscere nei dettagli una metodologia unica in Italia, che ha visto la luce proprio a Catanzaro, all’interno dello Spazio Al.Pa.De. (Alzheimer Parkinson e Demenze) gestito dalla Ra.Gi. e che proprio da Catanzaro muove i suoi primi passi, proiettandosi in uno scenario nazionale.
Questo grazie anche alla pubblicazione di un manuale che descrive la Terapia Espressiva Corporea Integrata nei dettagli: il volume “Il Corpo nella Demenza”, scritto da Elena Sodano, edito dalla Maggioli Sanità e curato dalla giornalista Antonella Scalzi, che è stato presentato in prima nazionale qui a Catanzaro lo scorso 14 ottobre e che il 23 novembre a Bologna, sarà al centro di uno dei più importanti eventi formativi della Maggioli: Il Forum sulla non autosufficienza.
Una serata, quella organizzata da “50&più”, nella quale di certo non sono mancate le emozioni e anche gli spunti di riflessione su uno spaccato complesso della nostra società. Introdotto dalla presidente Giuseppina Belardinelli, l’evento si è aperto con l’intervento di Elena Sodano che dopo la proiezione in anteprima del video che presenterà a Bologna per descrivere le attività di Teci all’interno dello Spazio Al.Pa.De., ha spiegato in cosa consiste questa metodologia.
«Teci è il metodo non farmacologico per la cura ed il contenimento naturale delle demenze che noi utilizziamo nel nostro Centro, unico centro di questa tipologia autorizzato in Calabria, nato nel 2008. Questa metodologia, unica in Italia, nasce dopo anni di studi e ricerche sul campo ed ha l’obbiettivo di restituire ai malati di demenza la loro dignità e alle famiglie un po’ di serenità. Teci considera le demenze da un punto di vista esistenziale e non assistenziale, senza arrendersi dopo una diagnosi che non decreta affatto la fine di una vita, ma apre la strada ad una nuova esistenza che si basa solamente su parametri comunicativi differenti».
«Il fatto che ad oggi non esistano cure risolutive per queste patologie, conduce ad una sorta di paralisi professionale e nel contempo alla privazione della dignità di pazienti che urlano il loro dolore senza essere ascoltati. Noi abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa, di andare oltre lo stigma delle demenze e con umiltà abbiamo ascoltato il dolore e la voce dei nostri pazienti. Questo ci ha consentito di creare nuove possibilità terapeutiche. È vero che la demenza non si può curare – ha sottolineato Elena Sodano - ma attraverso l’elaborazione di nuovi contatti corporei, si possono costruire nuovi ponti di comunicazione e comprensione con le persone che ne sono affette e questo lo abbiamo imparato proprio da loro».
«Osservando i nostri pazienti, ci siamo accorti che i cosiddetti disturbi del comportamento non sono altro che “eruzioni” corporee utilizzate dai pazienti per esprimere il loro disagio. In altre parole, il corpo è l’unico strumento che queste persone possiedono per comunicare e la Teci riparte proprio da qui: essa vuole ridare dignità ad un’essenza umana mortificata e lo fa mediante degli interventi integrati che, attraverso i movimenti corporei, riescono a promuovere anche la stimolazione cognitiva. Elemento di contenimento naturale di Teci è la musica, non una qualsiasi, ma quella masterizzata a 432Hz, ottenuta grazie al progetto “Alzh 432Hz”, curato dallo psicologo e musicista Andrea Galiano».
«La demenza va ascoltata non silenziata, perché così viene silenziata l’essenza stessa delle persone che ne sono affette le quali, al contrario, devono essere lasciate libere di essere e di esprimersi. È questo che noi cerchiamo di far comprendere anche alle famiglie per le quali abbiamo attivato tutta una serie di servizi: il Dementia Cafè, uno spazio all’interno del quale le persone con demenza, le loro famiglie e le nostre figure professionali si incontrano una volta al mese; la Scuola Alzh la prima scuola anche on line per i familiari che vogliono avvicinarsi e conoscere la malattia di Alzheimer e le altre demenze senza paura e il Numero gratuito VerDemenza attivo h 24 (800 0344 43). Abbiamo inoltre creato un gruppo Facebook per supportare le famiglie di tutta la regione».
«In questi dieci anni di attività abbiamo costruito contatti e relazioni anche a livello nazionale. Infatti facciamo parte della Federazione Nazionale Alzheimer. Inoltre – ha concluso Elena Sodano - grazie ad un protocollo siglato con la SGG Calabria, l’applicazione del metodo Teci è stato anche oggetto di sperimentazione scientifica e i risultati ottenuti sono stati illustrati nel corso di un convegno interregionale svolto presso la Cittadella Regionale».
La relazione di Elena Sodano è stata seguita da una serie di interventi che hanno fatto luce sui vari aspetti del metodo Teci.
Con la relazione dal titolo “La struttura incarnata di Teci”, al dottor Simone Ventrice, fisioterapista è toccato il compito di spiegare l’importanza del corpo nella comunicazione e nello specifico quella del movimento espressivo, che è l’aspetto maggiormente analizzato in Teci.
La psicologa Amanda Gigliotti, autrice di uno dei capitoli del manuale “Il Corpo nella Demenza” si è poi soffermata sul punto di vista cognitivo - integrato di Teci, descrivendo le particolari tipologie di interventi di stimolazione cognitiva utilizzate. «Si tratta di attività integrate che i pazienti apprezzano molto perché proposte come un momento di divertimento molto motivante ed energico, grazie anche alla totale messa in gioco del terapeuta, che si trasforma in un vero e proprio animatore delle funzioni cognitive residue. Poco importa se il paziente risponde bene alle domande proposte, perché ciò che importa è aver tentato tutto il possibile per stimolare quelle aree del cervello che non si sarebbero potute “raggiungere” in altro modo».
Il setting terapeutico di Teci è stato descritto da Giuliana Pizzuti, la quale lo ha paragonato «alla “capanna del curandero”, dove lo sciamano cura e risveglia il cuore e l’anima del suo ospite e dove la cura nasce dall’incontro vero ed autentico tra il terapeuta e il paziente».
«In Teci, lo spazio della cura è lo spazio dell’incontro ed è elastico e flessibile anche dal punto di vista strutturale. Si tratta infatti di una sorta di Open Space con pochi arredi, dove i pazienti sono liberi di muoversi in sicurezza. Non ci sono muri divisori e al loro posto ci sono dei tendaggi colorati. Le pareti sono tinteggiate con colori pastello molto accesi».
Per quanto riguarda invece le attività, «la giornata all’interno del Centro inizia alle 9.00 e viene suddivisa in laboratori strutturati che si svolgono nelle ore di permanenza. Si lavora preferibilmente in una dimensione gruppale, con un massimo di 13/15 pazienti e ogni laboratorio è strutturato secondo una serie ordinata di sequenze che si dividono in 5 fasi: l’accoglienza, il saluto iniziale, la presentazione del gioco (così vengono chiamate le attività di TECI) e verifica, l’esperienza esplorativa e il saluto finale».
Il dottor Roberto la Cava ha suggellato la serata con la relazione dal titolo “Demenza: tra scienza ed eresia”, nella quale ha sottolineato la necessità di intervenire anche con strumenti alternativi nella cura di patologie come le demenze, per le quali la scienza non ha ancora trovato cure risolutive. «Dunque non solo l’uso di farmaci, ma anche la qualità della vita, un fattore di fondamentale importanza, visto che il malato di demenza è una persona con una propria dignità da preservare nonostante la malattia».