Anassilaos. Lingua e letteratura basca al centro del prossimo incontro
In vista del prossimo Festival della Poesia Mediterranea, previsto per l’estate 2018, l’Associazione Culturale Anassilaos avvia una serie di incontri dedicati alla cultura, alla lingua e alla letteratura di popoli e culture europee.
Si comincia il 28 novembre alle 17,30 presso la Sala di San Giorgio al Corso con una manifestazione dedicata alla lingua e alla letteratura dei Paesi Baschi (in Basco “Kultura, hizkuntza eta euskal literaturaren inguruko”).
Tema della conversazione di Marie Antoinette Goicolea, giovane studiosa di Scienze e tecniche dell'interculturalità mediterranea - mediazione culturale, di origine basca e insieme provenzale, espressione concreta di appartenenza a culture diverse che costituisce poi una delle caratteristiche dei popoli europei e mediterranei, “Il Bertsolarismo e la poetica dell'improvvisazione. Quando l'amore per la poesia diventa elemento aggregante di un popolo” (in Basco "Bertsolaritza eta inprobisazioaren poesia. Poesiaren maitasuna jende baten agregazio elementua bihurtzen denean").
Al centro della conversazione della studiosa – come si diceva – sarà il bertsolarismo (bertsolaritza in basco) che è una forma d'arte tradizionale dei Paesi Baschi, una sorta di canzone improvvisata in rima e in metrica in cui si sviluppa un discorso o si racconta una storia. Il cantante (cantastorie) viene chiamato bertsolari, e la canzone bertso.
I bertsolari cantano in lingua basca in spettacoli che spesso hanno la connotazione di una gara musicale, una tenzone poetica diffusa anche in altre culture del Mediterraneo.
A meglio spiegare l’interesse verso la cultura e la lingua basca (euskara) e verso la nazione basca (Euskalherria) giova ricordare che siamo in presenza di una lingua pre-indoeuropea, sopravvissuta dunque al processo di indoeuropeizzazione della penisola iberica, testimone vivente della cultura neolitica dell’Europa non ancora indoeuropeizzata.
“Di tutta la Vecchia Europa – scrive il glottologo Francisco Villar – gli unici superstiti rimasti sono i baschi” e la loro lingua “è l’unica lingua di quella fase remota che sia riuscita a sopravvivere”.