Greco (Regione) propone petizione popolare su reintroduzione province
Ha scelto la Sala degli Specchi della Provincia di Cosenza L’Italia del Meridione per discutere in un incontro, molto partecipato e sentito, del futuro delle Province. A distanza di un anno esatto dalla bocciatura del Referendum sulla Riforma costituzionale prevista dal Governo Renzi che avrebbe dovuto cancellarle, il governo non si è ancora pronunciato né sull’esito dello stesso né sulle procedure d’attuazione della Riforma Delrio che a conti fatti oltre ad essere un’ulteriore incompiuta delle diverse Riforme attuate negli ultimi anni ha mostrato di essere totalmente fallimentare. A concludere i lavori il consigliere regionale della Calabria e rappresentante istituzionale del Movimento Orlandino Greco:
“5 agosto 2011, la Bce invia al governo Berlusconi la famosa lettera in cui si richiede una manovra lacrime e sangue per salvare il Paese da una crisi economica che ne avrebbe causato il default. Da quella data iniziò una vera e propria caccia alle streghe per individuare un capro espiatorio da sacrificare per dare soddisfazione ad un’onda populista e demagogica che ancora oggi sortisce effetti devastanti. Prima il governo Monti con il “Salva Italia” poi i governi Letta-Renzi con lo “Svuota Poteri” tentarono in tutti i modi di far passare la cancellazione delle province come una grande opportunità per risanare l’economia del Paese e riorganizzare l’assetto statuale”.
“In mezzo un tentativo di modifica costituzionale che prevedeva semplicemente la cancellazione della parola “Province” dalla Costituzione – ha proseguito Greco - quasi come fosse un refuso, naufragato con il “No” al Referendum dello scorso novembre. Sta di fatto che, proprio per gli effetti dello “Svuota Poteri” a firma del Ministro Delrio, le Province sono oggi degli enti di secondo livello svuotate di molte funzioni e soprattutto private di molte risorse. La verità è che le Province hanno ancora in capo la gestione di oltre 100.000 km di strade e 5 mila edifici scolastici. Scuole e strade che richiedono interventi di ammodernamento, messa in sicurezza e manutenzione che le Province non sono più in grado di garantire. Perché la verità è che quella fantomatica spending review che ha ispirato tutti i governi a partire da quello “Monti” ha colpito un ente che valeva l’1,27% della spesa pubblica del Paese e che, a distanza di 5 anni, vale ancora l’1% per un risparmio reale quantificabile in 340 milioni di euro, lo 0,04% della spesa pubblica del Paese”.
“Praticamente nulla! Per fare un termine di paragone i comuni valgono l’8% della spesa pubblica, le Regioni il 20% e lo Stato oltre il 70%. Se si pensa poi che le due Camere del Parlamento costano insieme un miliardo e mezzo di euro all’anno e che la spesa pubblica complessiva è aumentata di diversi miliardi nonostante lo “svuotamento” delle Province si capisce come lo Stato si sia comportato da Robin Hood al contrario, togliendo ai poveri (Province e Comuni) per dare ai ricchi (Regioni e Stato) – incalza l’onorevole - e cosa è rimasto nella foresta di Sherwood? Dovevano essere cancellate le “poltrone” ma ci sono ancora e vengono assegnate, in barba alla democrazia e alla rappresentanza popolare, senza elezioni a suffragio universale. Dovevano ridursi i dipendenti, ma sono stati assorbiti, con un inevitabile aumento dei costi, in larga parte dalle Regioni. Dovevano ridursi a novanta gli organismi intermedi (consorzi di bonifica, ato, autorità di bacino) mentre sono aumentati addirittura a quota 496. Sono aumentati anche i problemi: quelli relativi ad una parte del personale che è rimasto sospeso tra province e regioni; quello dei territori e dei sindaci che contavano sul supporto delle province soprattutto in materia di manutenzione stradale ed edilizia scolastica. Quel che resta è un vero e proprio caos istituzionale che nessun effetto ha sortito né in termini di miglioramento dei servizi né in termini di risparmio di spesa”.
“Per tutte queste ragioni L’Italia del Meridione, che da sempre sostiene l’importanza delle Province nell’assetto istituzionale del Paese, ha proposto una petizione popolare per una riforma dell’assetto statuale che, senza inseguire falsi miti o demagoghi di turno, miri alla riduzione reale della spesa pubblica e allo snellimento delle procedure burocratiche e amministrative. - conclude Greco. In particolare si prevede: il dimezzamento dei parlamentari; la reintroduzione delle Province quali enti intermedi di primo livello con le funzioni antecedenti alla riforma “Svuota Poteri”, i cui organi di rappresentanza vengono eletti a suffragio universale; l’abolizione delle Regioni con la conseguente istituzione di cinque Macroregioni con soli compiti di programmazione e coordinamento. Oltretutto, attraverso questa riforma, l’Italia si adeguerebbe anche al contesto europeo, Paesi come la Francia, la Germania e la Spagna, infatti, hanno tutte un’Istituzione intermedia tra Comuni e Regione cui spettano funzioni in ambiti territoriali sovracomunali”.