Muretto cede, 67enne cade in un dirupo e muore: indagata funzionaria della Provincia
Avrebbe causato una morte evitabile omettendo di mettere in sicurezza la strada e avendo trascurato le ripetute richieste d'intervento da parte di altri enti pubblici.
In un anno, grazie alla tenacia dei familiari della vittima è completamente mutato il destino del procedimento penale a carico di una funzionaria della Provincia di Reggio Calabria, Domenica Catalfamo per la morte di un 67enne di Montebello Jonico (C.Z. le sue iniziali): da un'istanza di archiviazione da parte del Pm, Sara Amerio, si è passati a un'articolata richiesta di rinvio a giudizio, in relazione alla quale il Gip Antonino Laganà, ha fissato l'udienza preliminare per il prossimo 9 di marzo del 2018.
LA RICOSTRUZIONE DELLA TRAGEDIA
I fatti risalgono a due anni fa: il 23 febbraio del 2015, intorno alla mezzanotte, il 67enne stava percorrendo la Strada Provinciale 22 in direzione mare-monte quando all'improvviso, in località Moro della borgata Masella del comune di Montebello, all'altezza del km 7,800, perse il controllo della sua auto, una Fiat Punto, che cozzò contro il parapetto, abbattendone una parte.
A questo punto, secondo la ricostruzione dei carabinieri intervenuti, l'automobilista sarebbe sceso dalla vettura per verificarne i danni, portandosi sul lato destro si era appoggiato ad un muretto di protezione, che però si sbriciolò, crollando e facendolo precipitare nel precipizio sottostante: un volo che gli fu fatale.
I familiari non hanno mai accettato la tesi della disgrazia, definita dagli stessi “sbrigativa”: troppe erano state infatti le morti e le tragedie sfiorate su quell'arteria. Per fare luce sui fatti, tramite una consulente personale si sono così rivolti a ad un’azienda specializzata nella valutazione delle responsabilità in casi di sinistro e tutela dei diritti dei cittadini, che in Calabria ha anche sviluppato una partnership con l'associazione “Basta Vittime sulla Statale 106”.
UNA STRADA “COLABRODO”?
È stata così presentata una denuncia alla Procura di Reggio Calabria, che ha aperto un procedimento iscrivendo nel registro degli indagati l'ingegner Domenica Catalfamo, 51 anni, di Reggio, in qualità di dirigente responsabile del settore “Viabilità” della Provincia.
Un esperto ha così una perizia sulle condizioni della Sp 22, evidenziando delle carenze gravissime nella sicurezza: nella sua relazione di parlava di pareti rocciose che con le piogge franano (la notte dell'incidente pioveva), senza presidi capaci di trattenere il materiale che invade la carreggiata e che non viene mai asportato.
E poi: segnaletica orizzontale sbiadita, lacuna particolarmente insidiosa per la linea bianca laterale; il muretto sul lato valle, su cui pure erano stati eseguiti recenti lavori di ripristino, di altezza inferiore alla norma, del tutto assente in diversi tratti e non in grado di contenere urti essendo costruito con calcestruzzo definito “di scarso valore” che si sgretolerebbe alla sola pressione delle dita, oltre che con poco cemento e senza armatura metallica.
Considerato che dai lievi danni riportati nell'impatto la Punto non sarebbe ancata a più di 30 km all'ora, “se il muretto di contenimento fosse stato adeguatamente armato e di altezza regolamentare, dopo l'urto con l'auto non sarebbe crollato nel dirupo sottostante e il signor C.Z. non sarebbe precipitato nel vuoto” concluse il perito.
Conclusioni a cui sono giunti anche i carabinieri di Montebello che nel verbale evidenziano come “il muretto, che era rimasto in sede e a cui l'automobilista si era appoggiato, è crollato verso il basso perché, pur essendo in cemento, era privo di qualsiasi ferro d'armo interno che ne avrebbe impedito la rottura e il crollo inaspettato”.
I militari avevano inoltre rilevato che “la segnaletica, sia verticale sia orizzontale, era del tutto insufficiente, come anche l'illuminazione” e che “la pericolosità della Sp 22 si manifesta negli eventi temporaleschi”.
Contro ogni evidenza, però, i legali della società a cui la Provincia di Reggio ha affidato anche la gestione delle vertenze in danno avanzate nei confronti dell'Ente per sinistri stradali causati da fatti connessi all'appalto, hanno denegato ogni responsabilità, sostenendo che la manutenzione della strada risultava “regolarmente eseguita”; che la pavimentazione era in buono stato e la sede stradale in buone condizioni di pulizia.
Nelle sue prime decisioni il Pm, pur ammettendo la presenza nella strada “di difetti di segnaletica e illuminazione”, non aveva così rinvenuto “elementi tali per ritenere che queste lacune siano causa del sinistro” e il 21 aprile 2016 aveva chiesto l'archiviazione.
IL PM ARCHIVIA, GIP VUOLE VEDERCI CHIARO
Richiesta contro la quale è stata subito presentata opposizione, con successo. Nel dicembre successivo, infatti, il Gip Antonino Foti, ha disposto di riaprire l'inchiesta, ritenendo necessario “procedere a ulteriori indagini”.
Il Giudice ha chiesto di verificare, tramite la nomina di un Ctu, le condizioni effettive della manutenzione della Sp 22, “apparendo contrastante la documentazione prodotta dalla difesa con le valutazioni espresse nella relazione tecnica di parte e quelle indicate dalla polizia giudiziaria. Si richiede un approfondimento specifico investigativo in merito alla regolarità dei muri di contenimento e alla qualità del calcestruzzo e del materiale di cui sono composti, prendendo in considerazione in modo specifico le indicazioni tecniche della relazione di parte”, ossia la perizia prodotta.
Non solo. Il magistrato ha reputato anche necessario verificare “la portata e l'esattezza dello svolgimento dei lavori assegnati all'impresa ASE “Autostrade Service – Servizi al Territorio spa” sulla base della determina n. 554 della Provincia, risultando dagli atti che la manutenzione stradale non fosse idonea”, e ha restituito gli atti al Pubblico Ministero dandogli sei mesi di tempo per effettuare queste ulteriori indagini.
QUELLA PERIZIA "INVISIBILE"
I legali della famiglia del 67enne, fanno presente che ancora non si è potuta acquisire la perizia tecnica sullo stato della Provinciale, che il Sostituto Procuratore ha affidato all'ingegner Pierpaolo Chirico, e che è stata depositata il 14 giugno, ma anche il consulente della Procura potrebbe essere giunto alle stesse conclusioni, se è vero che Sara Amerio, il 16 novembre, ha ribaltato la sua decisione iniziale chiedendo l'emissione del decreto che dispone il giudizio nei confronti del dirigente Catalfamo per i due capi di reato contestati: quello di rifiuto di atti d'ufficio, per aver “indebitamente rifiutato un atto del proprio ufficio che, per ragioni di sicurezza pubblica, doveva essere compiuto senza ritardo”.
In particolare, aggiunge il Pm, “pur essendo stato più volte richiesto da varie autorità (la terna commissariale del Comune di Montebello nel 2014, il responsabile del settore V dello stesso Comune e la Prefettura di Reggio nel 2015) di effettuare intervento urgente di ripristino caduta frane e sopralluogo per la messa in sicurezza della strada mediante segnaletica stradale verticale e orizzontale, di pulizia delle cunette e dei tombini e di alzare i parapetti esistenti in quanto bassi e pericolosi al fine di ridurre la pericolosità della strada Provinciale S. Elia. Fossato d Reggio Calabria denominata S.P. 22, non provvedeva tempestivamente alla messa in sicurezza della strada.
L’altra contestazione rivolta al funzionario è di omicidio colposo, “perché cagionava per colpa la morte di una persona, mediante omissione”, ovvero non effettuando l'intervento descritto.