Giovane vittima della lupara bianca, assolto l’assassino

Catanzaro Attualità

Giuseppe Fruci, di 39 anni, imputato per l'omicidio pluriaggravato di Santo Panzanella, 29enne lametino scomparso per lupara bianca l'11 luglio del 2002 a Curinga (Catanzaro), è stato assolto. La sentenza è arrivata oggi dalla Corte d'assise di Catanzaro (presidente Giuseppe Neri), dopo circa cinque ore di camera di consiglio. Dopo questa pronuncia, dunque, non c'e' alcun colpevole riconosciuto per il delitto Panzanella, dal momento che anche i coimputati di Giuseppe Fruci, e cioè Tommaso Anello e Vincenzino Fruci, sono giè stati assolti "per non aver commesso il fatto", al termine dei giudizi abbreviati, il 3 luglio del 2009. Diverso il dispositivo di sentenza per l'odierno imputato, che i giudici hanno scagionato con formula dubitativa, e cioe' per contraddittorieta' della prova. In tal senso e' stata determinante la linea tenuta dal difensore di Fruci, l'avvocato Francesco Gambardella, che ha puntato a dimostrare l'assoluta mancanza di riscontri che comprovassero il coinvolgimento del suo cliente nella sparizione di Panzanella. Nel corso del lungo dibattimento il penalista e' anzitutto riuscito ad insinuare il dubbio che i resti ossei rinvenuti nell'Angitola non appartengano a Santino, come invece affermato dal consulente della Procura. Lo ha sostenuto piu' volte fino a che, lo scorso febbraio, ha ottenuto che la Corte disponesse nuovi accertamenti sui frammenti di clavicola ritrovati dopo tanti anni dalla scomparsa del giovane lametino. Il 6 luglio scorso i periti, in aula, hanno spiegato che la clavicola e' sicuramente di un essere umano, non hanno escluso che l'osso sia di Santo Panzanella, ma si sono detti impossibilitati ad affermare che lo sia certamente visto il troppo tempo trascorso. Allo stesso modo Gambardella ha puntato a dimostrare la mancanza di riscontri delle altre dichiarazioni accusatorie di Francesco Michienzi, il giovane pentito che, crollato sotto il peso insopportabile di aver assistito al massacro dell'amico fraterno, indicò agli investigatori il luogo dove avrebbero potuto ritrovarne i resti, in un affluente dell'Angitola dove il cadavere del giovane sarebbe stato abbandonato dopo l'omicidio (il collaboratore e' stato poi imputato per favoreggiamento aggravato e condannato a 10 mesi di reclusione il 3 luglio 2009). Michienzi indico' pure i tre presunti responsabili del delitto, nelle persone di Giuseppe e Vincenzino Fruci e Tommaso Anello, spiegando che la condanna a morte di Santino fu decisa per via della relazione del giovane con la moglie di Rocco Anello, ritenuto il capo dell'omonima cosca di Filadelfia (Vibo Valentia). Fu proprio Michienzi a consentire agli uomini della Squadra mobile, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, di trovare la pista anni dopo la sparizione di Santino portando a conclusione il caso, cosi' come chiesto disperatamente da Angela Donato, la "madre coraggio" che per anni si e' battuta in ogni sede - compresa la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?" - perche' fossero riprese e portate avanti le indagini sulla scomparsa del figlio, che lei stessa aveva tentato di svolgere personalmente. La Donato (costituita parte civile con gli avvocati Vincenzo e Antonio Battaglia) era presente oggi in aula, dove ha dovuto amaramente prendere atto dell'ultima sentenza - dopo quella del luglio 2009 - che lascia ufficialmente senza colpevoli la sparizione di suo figlio. Aveva invece chiesto una sentenza di colpevolezza per Fruci il pubblico ministero, Gerardo Dominijanni, che aveva proposto per lui l'ergastolo con le pene accessorie del caso e l'isolamento diurno.