Lamezia, grande partecipazione all’evento di Cgil e Libera
Continuare l'azione antimafia portata avanti in questi anni ed ingaggiare la sfida della corruzione clientelare. È quanto è emerso sabato a Lamezia termine durante il dibattito di approfondimento di Libera e Cgil sul Codice Antimafia a Lamezia Terme. A moderare i lavori Lucia Lipari, che ha ribadito l’importanza del lavoro legislativo svolto in Parlamento perché la democrazia vive soltanto attraverso un costante, paziente e tenace lavoro di bonifica delle sue infrastrutture portanti: la politica e l’economia. Con la riforma si è inteso rendere più forti gli strumenti con i quali si mira a bonificare le nostre infrastrutture portanti e far vivere più a lungo e meglio la Repubblica italiana.
Ha preso così la parola il referente regionale di Libera don Ennio Stamile, affermando che quella odierna è stata un’iniziativa, alla quale ne seguiranno altre sulle costituzioni di parte civile e su tematiche d'interesse, perché Libera vuole portare avanti occasioni di formazione aperte a tutti i cittadini, nella convinzione che la conoscenza delle norme che governano la convivenza civile di un popolo, sia un prerequisito fondamentale per l’impegno civico di tutti. Il segretario regionale della Cgil, Angelo Sposato, ha invece focalizzato l’attenzione sui percorsi comuni di liberazione dalle mafie e dalla corruzione e sui punti cardine della riforma normativa: dall’equiparazione dei corrotti ai mafiosi, alla riorganizzazione dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, all’importanza del monitoraggio sulle aziende sequestrate e i temi del lavoro conseguenti.
Cuore dell’attività seminariale la relazione brillante di Davide Mattiello, parlamentare e relatore del nuovo Codice, il quale ha affermato: “Le operazioni a cui stiamo assistendo ci spronano a proseguire sulla via delle riforme approvate. Si pensi al Codice Antimafia, al reato di voto di scambio, quello di autoriciclaggio, ai delitti ambientali, al falso in bilancio, al più rigoroso contrasto del caporalato, alla tutela rafforzata per gli amministratori locali, sono state tutte riforme mirate a rendere sempre più sconveniente il sodalizio mafioso e quello non meno grave di chi corrompe sistematicamente, dirottando risorse pubbliche e impoverendo il tessuto sociale”.
“Va rivista anche la normativa che permette lo scioglimento dei Comuni per renderla più efficace, sapendo però che lo strumento dello scioglimento serve soltanto ad interrompere l'infiltrazione mafiosa: è come un 'salva vita' che scatta quando il circuito elettrico si surriscalda, non è lo scioglimento che risolve il problema. Per risolverlo ci vuole una diversa cultura politica che rigetti esplicitamente i voti mafiosi e clientelari e punti a far tornare a votare i tanti cittadini perbene che sempre più spesso rinunciano a prendere parte. Purtroppo, più cresce l'astensionismo, più i voti sporchi diventano decisivi”.