Omicidio Blasco: Antonio Ciampà condannato a 10 anni
Si èconcluso con una condanna a dieci anni e sei mesi di reclusione il processo a carico di Antonio Ciampà, crotonese, oggi 23enne, ma 17enne all'epoca dei fatti, accusato di concorso nell'omicidio di Salvatore Blasco, freddato a colpi di fucile caricato a pallettoni il 22 marzo 2004 a Cutro. La sentenza - con cui il giovane è stato riconosciuto colpevole anche di tentata estorsione, ma assolto dall'accusa di detenzione di arma - è giunta al termine del processo davanti al Tribunale per i minorenni, cui il pubblico ministero Salvatore Dolce (applicato in questa sede perche' fu titolare delle indagini) aveva chiesto una condanna a 14 anni di reclusione, considerate tutte le diminuenti del caso, trattandosi di accuse rivolte a un minore. Con la sentenza Ciampà è stato riconosciuto come uno dei componenti del commando che massacrò Blasco praticamente nella sua casa. Una vicenda che conquisto' l'onore delle cronache soprattutto a seguito dell'operazione denominata "Grande drago", con la quale gli inquirenti fecero luce sulla violenta faida scoppiata fra i "Dragone Arena" e i "Grande Aracri-Nicoscia" nel territorio di Isola Capo Rizzuto e Cutro, nel Crotonese. Le indagini consentirono alla Polizia ed al pm Dolce di ricostruire due delitti centrali nella guerra di 'ndrangheta: anzitutto quello di Blasco, che sarebbe stato voluto dal presunto boss Totò Dragone, uscito dal carcere nel novembre 2003 dopo una lunga detenzione, col proposito di riorganizzare la sua cosca riunendo intorno a sè un gruppo di giovanissimi, coi quali vendicare l'omicidio del figlio Raffaele. Tra questi giovanissimi, a pianificare sotto le direttive del boss l'agguato a Blasco ci sarebbero stati, sempre secondo gli inquirenti, Antonio Dragone, Giuseppe Ciampà, Giovanni Oliverio, nonche' altri due all'epoca minorenni, Antonio Ciampa' odierno imputato, e Pasquale Fazzolari, scagionato dall'accusa di omicidio in sede di udienza preliminare. A stretto giro, in risposta all'omicidio di Blasco, arrivo' quello del 61enne Toto' Dragone, ucciso a colpi di Kalashnikov e pistola calibro 38 in un agguato portato a termine, sulla strada che da Cutro conduce a bivio Lenza, anche con un bazooka. Per i maggiorenni imputati per i due omicidi l'iter giudiziario ha ormai superato il secondo grado, dopo che, il 2 dicembre scorso, la Corte d'assise d'appello di Catanzaro ha assolto Giovanni Abramo, accusato dell'omicidio Dragone, che in primo grado era stato condannato a 28 anni di reclusione; ed ha ridotto a 21 anni di galera ciascuno le condanne di Antonio Dragone e di Giuseppe Ciampà, che avevano avuto 23 anni e 6 mesi a testa, scontando infine a 21 anni anche la pena di Giovanni Oliverio, che aveva avuto 21 anni e 6 mesi. Per quanto riguarda Antonio Ciampà - già condannato dal tribunale per l'accusa di associazione mafiosa -, invece, il processo si e' concluso adesso con una condanna a dieci anni e mezzo che i suoi avvocati, Luigi Colacino e Giancarlo Pittelli, impugneranno non appena avute le motivazioni del tribunale.